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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2012 alle ore 08:19.

Matteo LunelliMatteo Lunelli

«Sui margini è una battaglia. E i tedeschi, con i tassi che hanno, riescono a fare condizioni di pagamento per noi inarrivabili». Alessandra Benedetti, imprenditrice nel settore dei macchinari per legno, ha appena perso in Sudamerica una commessa da due milioni, lasciata alla Germania per le difficoltà di finanziare e assicurare il credito a tassi concorrenziali. È uno dei tanti pegni che le aziende pagano al sistema Paese, in grado di sostenere solo in parte la nostra performance oltreconfine. Che pure rimane formidabile, con alcuni settori ancora in crescita nonostante la progressiva frenata dell'economia globale, Brics inclusi.

La meccanica resta la punta di diamante del made in Italy, con macchine e macchinari a garantire nei primi otto mesi dell'anno un surplus commerciale di ben 31 miliardi. Merito anzitutto dei beni strumentali, dove l'effetto combinato della frenata del mercato interno e la crescita dell'export porta la quota di vendite oltreconfine a superare in alcuni settori l'80%. Nel caso della Imal di Alessandra Benedetti si arriva addirittura al 90%, con una spinta rilevante in arrivo in questi mesi in particolare dagli Stati Uniti.

I dati Federmacchine per il primo semestre evidenziano una crescita dell'export del 6,8%, ancora rilevante ma in discesa rispetto al risultato di pochi mesi fa. Brillano Stati Uniti e Russia, Germania e Francia resistono con performance a doppia cifra mentre Cina e soprattutto India ingranano la retromarcia. «Un rallentamento in Asia dopo la corsa di questi anni era prevedibile – spiega il direttore generale di Federmacchine, Alfredo Mariotti – ma a dir la verità mi preoccupa maggiormente la stasi dei consumi in Germania. Per questo penso che a fine anno il bilancio dell'export dei macchinari resterà positivo ma la crescita si ridurrà intorno al 4%».

Stime analoghe, con pochi punti percentuali di guadagno a fine 2012, arrivano anche dalla meccanica varia, con un export stimato in 25,5 miliardi, il 57% rispetto alla produzione. «Vendere oltreconfine è l'unica strada – spiega il presidente di Anima, Sandro Bonomi – perché chi conta solo sul mercato interno oggi è in difficoltà. Il calo dei Brics indica che il contagio è arrivato anche lì ma penso che il rallentamento potrà riassorbirsi nel giro di sei mesi, massimo un anno».

La frenata comunque si farà sentire e Anima stima per il 2012 una crescita dell'export di poco superiore al 2%, con livelli appena superiori per gli impianti legati all'edilizia e il comparto dedicato alla logistica e alla movimentazione delle merci. Risultati decisamente migliori arrivano invece dal settore alimentare, in grado nei primi otto mesi di aumentare di oltre l'8% le vendite estere, un aumento quasi doppio rispetto alla media delle attività manifatturiere.Le stime di fine anno confermano questo trend, con ricavi oltreconfine stimati in 25 miliardi di euro, poco più del 19% rispetto al valore della produzione.

«È un buon risultato – spiega il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua – ma potremmo fare di più, considerando che Francia e Germania hanno una quota di ricavi esteri di 6-9 punti superiore. Da un lato paghiamo l'assenza di una grande catena di distribuzione italiana forte anche oltreconfine, sarebbe per noi il primo ambasciatore del made in Italy. C'è poi il fenomeno drammatico della contraffazione e dell'imitazione di nostri prodotti, stimato nel mondo in ben 60 miliardi. Basterebbe recuperare il 10-20% di quella cifra per cambiare la bilancia commerciale del settore».

In ambito internazionale tra gli obiettivi della federazione vi è la diversificazione dei mercati di sbocco, nel tentativo di evitare l'eccessiva dipendenza dai paesi tradizionali come Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Tra le iniziative messe in campo, la partecipazione nel maggio 2013 alla maggiore fiera alimentare in Thailandia, in collaborazione con Fiere di Parma e Fiere di Colonia. L'evento, a cui ha già aderito un centinaio di imprese italiane, è visto come un possibile trampolino per rilanciare le vendite delle nostre aziende nell'area.

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