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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 08:52.

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«La crisi italiana potrà indubbiamente pesare sul turismo invernale, perché ci sono meno soldi a disposizione delle famiglie. Ma noi dobbiamo fare i conti anche con la penalizzazione dei due tratti autostradali più cari d'Europa. Una follia». Augusto Rollandin, presidente del governo regionale valdostano, se la prendecon Sava e Rav, le società che gestiscono rispettivamente la Quincinetto-Aosta e la Aosta-Courmayeur.

Rollandin ricorda che la Regione ha pagato per la costruzione delle due tratte e sottolinea che l'ente, benché detenga il 25% di Sava ed il 49% di Rav, «non conta assolutamente nulla» e «non può incidere sul folle livello dei pedaggi». Già durante l'estate i passaggi sono drasticamente calati e questo potrebbe influire anche sull'inverno. Ma il presidente resta comunque ottimista. Convinto che i grandi investimenti ultimati o in fase di realizzazione – a cominciare dai 70 milioni per il Casinò e i 17 per le Terme di Saint-Vincent – possano garantire un futuro al turismo invernale, come pure a quello estivo. La promozione sui mercati internazionali ha dato risultati positivi, la messa in rete dei comprensori sciistici dovrebbe consentire un deciso miglioramento dell'offerta, così come le iniziative per favorire il rinnovamento delle strutture alberghiere, dotandole di piscine e Spa.

Il Pil della regione sta, però, rallentando. In calo di oltre il 12% anche le esportazioni, mentre il turismo continua a crescere, pure rispetto al periodo pre-crisi, e, di fatto, resta un volano per lo sviluppo economico: +11,3% negli arrivi di turisti stranieri nel 2011. In crescita, anche se di poco, pure i turisti dal resto d'Italia, con un trend che continua anche nel 2012. Ma non mancano le voci pessimiste sull'evoluzione del turismo nella valle: «La Regione – afferma Luigi Fosson, titolare del Charmant Petit Hotel di Ayas – ha praticato una sostanziosa riduzione, del 30%, dei contributi incentivanti; molte aziende, con pratiche già in corso, risentiranno gravemente di questi tagli». Fosson ipotizza che sia la conseguenza della spending review. La Valle d'Aosta si ritrova sotto accusa per i vantaggi garantiti dall'autonomia: Rollandin, però, evidenzia come ciò nasca da mancanza di informazione. «Noi – afferma il presidente – non abbiamo servizi a carico dello Stato, se non le strade di carattere internazionale. Ci paghiamo la sanità, la scuola, i forestali, la polizia municipale. Tutto, insomma. E quando da Roma ci vorrebbero imporre vincoli come quelli sui posti letto ospedalieri, è evidente che dimenticano che i nostri ospedali non devono avere solo dimensioni adeguate per i 120mila valdostani, ma anche per i turisti, che sono dieci volte più numerosi della popolazione residente». In effetti il servizio sanitario valdostano è considerato soddisfacente. Non così, per taluni aspetti, il sostegno al turismo. Lo stesso Rollandin ammette che molto bisogna ancora fare sul fronte della comunicazione e dell'accoglienza, e per questo la Regione insisterà sulla formazione degli operatori.

«Ma occorrerà anche sedersi ad un tavolo e ragionare tutti insieme su che cosa fare per affrontare la crisi, perché la crisi è vera e colpirà soprattutto il piccolo commercio», afferma Pier Genestrone, presidente dell'Associazione commercianti. L'Imu, i rincari continui, la povertà crescente rappresentano un problema vero sia per i residenti sia per i turisti che avranno minori risorse a disposizione. «In Valle – prosegue Genestrone – siamo stati abituati bene. Sia come livelli di spesa sia per i continui interventi della Regione a sostegno delle imprese. Ora non è più così. La crisi non l'abbiamo provocata noi e le misure del governo non aiutano a superarla. Ma è inutile recriminare: dobbiamo fare i conti con una realtà che è cambiata, così come dovranno cambiare le abitudini dei valdostani».

Sull'inevitabilità del cambiamento concorda anche Rollandin. D'altronde il settore pubblico ha già più di 5mila addetti e non può continuare a crescere per assorbire la disoccupazione di altri settori. E le imprese, per le regole imposte dad Bruxelles, non possono più essere aiutate come avveniva in passato. «Noi – precisa il presidente – possiamo intervenire soprattutto sul fronte della ricerca, e lo facciamo. Così come favoriamo la collaborazione tra aziende valdostane e tra le nostre e le imprese piemontesi. Ma la crisi generale rischia di far sparire alcune realtà».

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