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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2012 alle ore 17:40.

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Il bilancio del Comune di Reggio Calabria vivrà per anni una virtuale partita doppia. Lacrime e sangue nella sezione "dare", imposte e tasse in quella "avere". Solo il tempo dirà se questo principio ragioneristico adattato alla nuova realtà amministrativa, farà rinascere un municipio sull'orlo del crack (i debiti accertati dal Tesoro a novembre 2011 erano di 160 milioni, valutazione sempre contestata dalla Giunta ma sembra che in realtà il deficit sia almeno doppio) e sul precipizio della bancarotta sociale. Le imprese chiudono, quelle rimaste vacillano, i negozi un tempo pieni si svuotano, gli investimenti languono, la disoccupazione galoppa e persino gli stipendi comunali sono a rischio.

In questo quadro la ‘ndrangheta un po' sta alla finestra ma un po' soffia sul fuoco: come sul futuro delle società partecipate dal Comune, cassaforte del potere politico ed economico, come testimoniano le indagini del pm antimafia di Reggio Giuseppe Lombardo. Il prefetto Vincenzo Panico, un lungo curriculum da Venezia a Crotone passando per Napoli e Caserta, dal 15 ottobre è alla guida della terna che ha commissariato il Municipio dopo la decisione del Governo di scioglierlo, il 9 ottobre, per contiguità mafiosa.

Il suo ruolo non è facile e lo ammette anche lui, nella stanza che un tempo fu del sindaco Demetrio Arena che, contro lo scioglimento, ha annunciato ricorso al Tar. Che Panico voglia troncare con tutto quello che è alle spalle, traspare dalle prime battute. «Guardo solo al presente e al futuro – dice al Sole-24 Ore – e non rappresento in alcun modo il passato di questa città». Una presa di distanza che non è polemica né dialettica politica ma solo lo spartiacque tra quel che è stato e quel che sarà. Un futuro, appunto, che ricorda la cura-Monti: lacrime e sangue per evitare la bancarotta sociale ancor prima che economica, nell'ottica di far partire quanto prima gli investimenti. La decisione sul dissesto finanziario - sempre dietro l'angolo ma che la terna farà di tutto per scongiurare - sarà presa verosimilmente entro Natale.

Al primo punto del programma del prefetto Panico – alle prese con il bilancio 2013 grazie al prezioso lavoro sui conti di Dante Piazza, anche lui commissario e dirigente dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato – c'è la lotta all'evasione fiscale. Una mossa obbligata e, al tempo stesso, disperata in una città che ha tassi altissimi di "furbi".

Lo dimostra un'inchiesta del Sole-24 Ore del lunedi del 19 novembre, che colloca Reggio al quarto posto tra i peggiori Comuni nella riscossione: i consuntivi 2010 dimostrano che, tra entrate tributarie ed extratributarie, il Municipio deve ancora incassare 165,2 milioni. In media, dunque, ogni abitante deve al Municipio 885,56 euro. «Non c'è altra strada – spiega Panico – che attrezzare seriamente il Municipio per recuperare quanto non è stato riscosso in questi anni. Introdurremo anche il ravvedimento operoso che tende una mano ai contribuenti morosi. Contemporaneamente, però, siamo obbligati dalla legge ad elevare al massimo i tributi esistenti».

«Tutto ciò non è sufficiente – continua nel ragionamento Panico – ed infatti stiamo procedendo con pulizia dei conti, tagli agli sprechi, riorganizzazione della macchina amministrativa, nuovi protocolli di legalità e revisione dei contratti. Vogliamo sapere chi sono i creditori del Comune e per quali importi. È chiaro che se i loro legali decidessero di emettere nei nostri confronti decreti ingiuntivi di pagamento o pignoramento, progetti e propositi sarebbero immediatamente azzerati ma ho comprensione e sostegno dei professionisti e dalle associazioni datoriali perché capiscono che sarà presentato un rigoroso piano di rientro dal debito». Non sarà facile: per dare un'idea, la sola Enel vanta un credito di circa 15 milioni (più mora e interessi) dal quale sembra intenzionata a rientrare al più presto.

Basterà questo obbligato e doveroso programma fatto di lacrime, sangue, tagli, revisioni, tasse salate e riscossioni coattive a tonificare una città allo stremo? No, visto che il rilancio passa dagli investimenti e non si può certo dire che la terna prefettizia – il terzo commissario è il viceprefetto Giuseppe Castaldo – non ne sia conscia. Ma queste mosse sono obbligate sulla scacchiera del disastro contabile. «Fatto questo – conclude Panico - potremo programmare degli investimenti e far ripartire quelli bloccati». La speranza è che Reggio sappia o possa, nel frattempo, resistere.

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