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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2012 alle ore 17:40.
Le notizie sono due. La prima: la Calabria ha un piano strategico triennale per le attività produttive. Un piano che, a suo tempo, ha accolto alcune segnalazioni provenienti dal mondo produttivo della regione. Ma la seconda notizia rende la prima meno brillante poiché quel piano, oggi, è ormai secondo gli imprenditori decontestualizzato e andrebbe cambiato in corso d'opera. Poiché il piano strategico previsto dalla giunta guidata da Giuseppe Scopelliti punta tutto sugli investimenti, sullo sviluppo di alcuni settori e invece oggi le aziende, in piena crisi, hanno bisogno di fondi per il consolidamento dei debiti, per uscire dalla palude finanziaria in cui si ritrovano immerse.
E così le due notizie insieme rappresentano la combinazione di fattori che fanno della Calabria ancora una volta un caso paradossale. E se ne rende perfettamente conto il presidente di Confindustria Calabria Giuseppe Speziali che mette l'accento proprio sulla debolezza del sostegno alle imprese che hanno necessità di uscire dal guado: «Si tratta di un punto debole di tutta la strategia – dice – perché oggi le aziende non hanno la forza di andare avanti con gli investimenti».
E così mentre il cantiere per la realizzazione del piano è in questo momento aperto, dal mondo produttivo arriva forte la richiesta di costruire un altro tipo di edificio. E viene sottolineata l'attualità e l'importanza del documento che il cosiddetto partenariato economico e sociale (le associazioni datoriali e i sindacati) ha consegnato al ministro per la Coesione Fabrizio Barca nel corso di un incontro che si è svolto qualche mese fa. Un documento che riportava (e riporta) all'attenzione di tutti ciò che rimane da fare: in nove punti sindacalisti e rappresentanti degli imprenditori pongono alcune questioni rilevanti per il futuro non solo economico della regione.
Ci sono, poi, all'interno di questa agenda di cose da fare alcune cose più strettamente industriali e magari più strettamente legate alle peculiarità della regione. Si prenda l'agroindustria, in una terra in cui l'agricoltura resta molto rilevante: «Bisogna progettare misure che rafforzino il processo di trasformazione dei prodotti collegando la produzione diretta alla trasformazione» si legge. Oppure la questione del mercato del lavoro in cui viene presa di mira la Regione Calabria per ciò che ha fatto negli ultimi anni: «Non ha dato attuazione a politiche di rottura nell'ambito dei punti di debolezza del territorio ma ha dato priorità a interventi erga omnes, privilegiando gli interventi a breve termine anziché azioni con impatto di medio-lungo periodo».
Ma soprattutto le parti sociali rivendicano la necessità di un maggiore coinvolgimento nelle scelte che riguardano la crescita economica della regione: «Escludere i soggetti dell'animazione territoriale non solo controverte il principio del dialogo e del confronto che ispira la politica di coesione e sviluppo ma rischia di determinare il perpetuarsi di modalità e uso delle risorse europee che in questi anni hanno disatteso le aspettative e gli obiettivi».
La prospettiva, ormai, è quella della programmazione 2014-2020 e non solo quella limitata alle risorse ancora disponibili della programmazione 2007-2013: «Vorremmo avviare il confronto a partire dall'attuazione delle previsioni del Piano di azione e coesione – si legge nel documento –: istruzione, agenda digitale, occupazione, ferrovie, di cui sono noti solo i termini indicati dal Ministero ma non la definizione regionale dell'attuazione degli interventi previsti dal Piano e vorremmo poter rilanciare l'idea che la programmazione per lo sviluppo regionale in sinergia con il riorientamento e la riprogrammazione dei fondi strutturali possano agire anche come misura di contrasto ad un ciclo economico negativo creando occupazione e nuova impresa e consolidamento e modernizzazione di quella preesistente, migliorando al contempo i fattori di contesto territoriale, a partire dalle infrastrutture e dai servizi, per rafforzare il sistema economico calabrese e migliorare la qualità di vita delle persone».
Incassata la novità di un piano "industriale" ora le parti sociali chiedono di poter contare di più anche nelle future decisioni che riguardano lo sviluppo della Calabria. Magari con un vero e maggiore coinvolgimento nella Cabina di regia, sostiene il leader della Confindustria calabrese.
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