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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2012 alle ore 07:10.

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Internazionalizzazione è la parola d'ordine. E i risultati su questo fronte ci sono stati. Le esportazioni sono cresciute nel primo semestre 2012 del 10% rispetto allo stesso periodo del 2011 e del 5% rispetto al primo semestre del 2008.
«A tutta forza verso l'estero», dice Mariano Rubinacci, a capo di un'impresa artigiana sinonimo di lusso, qualità, raffinatezza. Nel suo nuovo negozio e laboratorio, nel cinquecentesco palazzo Cellammare, nel centro di Napoli (avendo affittato il vecchio a Prada), sfoglia un libro sulla storia dell'impresa di famiglia: tra i clienti banchieri, principi, attori e vip di tutto un secolo. Della maison napoletana si occupa almeno quattro volte l'anno il Financial Times, e molti altri giornali stranieri, una giacca realizzata negli anni 30 è esposta nel Museum Fit di New York.

Sei anni fa l'apertura di un negozio a Mount Street, a Londra. E adesso, per far fronte al calo di consumi in Italia, il "sarto dei principi" è pronto a mettersi in viaggio più di prima: Mariano e suo figlio Luca ogni tre mesi fanno visita ai clienti statunitensi, e poi battono le strade di Kazakhstan, Giappone, Corea, Singapore. Con i suoi 35 sarti Rubinacci ha spostato l'80% delle sue vendite all'estero.
Così fa pure la ultra bicentenaria azienda Cilento. Un negozio, un museo e uno show room, tutto in via Medina, stipati di un total look di gran classe. Cilento con un organico di soli 10 dipendenti riesce a difendere il suo giro d'affari dalla crisi, avendo esternalizzato la produzione presso una ventina di piccole imprese in rapporto esclusivo. Tessuti acquistati e fatti produrre in Gran Bretagna, scarpe lavorate a mano, guanti, cappelli. Ma c'è un grande problema: reperire manodopera, poi formarla.
Un'esigenza tanto forte che una decina d'anni fa Kiton decise di avviare una propria scuola. Anche Kiton guarda all'Est, apre ad Almaty, in Kazakhstan, dopo aver inaugurato tre show room in paesi stranieri e si prepara all'inaugurazione di nuovi monomarca sebbene sia da tempo alle prese con una complessa successione.

La crisi colpisce anche i marchi più noti. Dopo le chiusure dei poli di Mcm e di Cdi, e la desertificazione del polo di Airola, ora la Gigiesse group di Ammirati e Carillo, titolare anche dei marchi Betwoin e Braddock, con circa un centinaio di dipendenti, attraversa una fase difficile. La crisi è generale: nel primo semestre 2012 è cresciuto il ricorso alla cassa integrazione, con 269mila ore concesse (in otto mesi) contro le 244mila dello stesso periodo del 2011, secondo il Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo.
In espansione, anche se con la crisi dei consumi deve fare i conti, la Harmont & Blain di Domenico Menniti. Nel 2012 realizzerà un fatturato di 60 milioni in crescita del 13% rispetto al 2011, ma era previsto un incremento del 17%. «I consumi sono calati del 30% – spiega Menniti – e la famiglia media italiana è in gravi difficoltà. Da parte nostra abbiamo modificato la strategia di vendita puntando su monomarca, all'interno di centri commerciali, sia in Italia che all'estero. È necessario crescere – aggiunge – ma non basta incrementare il fatturato, è la struttura interna che deve evolversi per gestire la crescita».

Dopo anni di vendite "facili", anche le imprese più giovani, con prodotti di fascia medio bassa, si ritrovano a gestire strutture aziendali di dimensioni notevoli, talvolta senza avere all'interno le figure professionali necessarie. Insomma, oggi che le imprese hanno raggiunto dimensioni maggiori, investito in marchi – Alcott, Camomilla, Silvian Heach, Coconuda – e in internazionalizzazione – osserva Alfredo Ferraro, consulente ede sperto del settore – le sfide restano difficili. Dove dieci anni fa si faceva fatica a contrastare la concorrenza dei cinesi, oggi si deve far fronte a gruppi multinazionali del calibro di Zara o H&M.

IL RATING DEL SOLE
Il punteggio

Attraverso una griglia di 14 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. La moda in Campania resiste puntando su qualità e internazionalizzazione ma soffre per la piccola dimensione, scarsa capitalizzazione e assoluta incapacità di fare rete
IL GIUDIZIO
-
PUNTI DI FORZA

1
INTERNAZIONALIZZAZIONE

Il Monitor dei distretti del Mezzogiorno, curato da Intesa Sanpaolo, registra (a settembre 2012) un incremento delle esportazioni del 10,2% rispetto al primo semestre del 2011 e del 5,5 % tra il primo semestre 2012 e lo stesso periodo del 2008
ALTA
-2

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