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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2012 alle ore 16:12.

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Hubert HoferHubert Hofer

Giovani aziende crescono all'ombra dei giganti delle Dolomiti. Accanto a leader ormai affermati a livello internazionale come Leitner, TechnoAlpin, Durst, Loacker o Rubner, spesso approfittando anche direttamente del sostegno di queste aziende-guida, aumenta il numero delle start-up altoatesine. Tuttavia, per Hubert Hofer, direttore del Tis Innovation park di Bolzano che dal 1998 funge da incubatore per le aziende più innovative, «l'idea imprenditoriale è importante, ma non basta».

«Servono – spiega – capacità manageriali, competenze di marketing, organizzazione e un mercato ben definito. Proprio per questo, quando valutiamo se accogliere una nuova start-up, ci rivolgiamo proprio a quelle aziende che già operano con successo nei settori di riferimento. Se hanno interesse loro, se addirittura sono disposte a finanziarle, allora significa che la nuova impresa ha un futuro». Un futuro che esiste per oltre il 90% delle start-up del Tis. Un tasso di sopravvivenza molto alto.

Un business plan che stia in piedi e competenze imprenditoriali sono requisiti importanti quanto il prodotto innovativo. «Alla fine del processo – dice il direttore – ogni anno accogliamo tra le sei e le dieci start-up, non di più». Finora sono state 98 le aziende accompagnate dal Tis (28 sono quelle attualmente insediate all'interno dell'incubatore) e il loro fatturato complessivo si aggira sui 40 milioni di euro, un terzo del quale realizzato all'estero, un terzo in regione e un terzo nel resto d'Italia. I posti di lavoro creati dal 1998 ad oggi dalle start-up altoatesine sono oltre 300, in gran parte altamente qualificati visto che ilo 54% dei dipendenti possiede una formazione tecnica superiore. Nel 2013 al Tis arriverà la start-up numero cento. «L'obiettivo – conclude Hofer – è di affiancare alle tante start-up nei servizi, una quantità maggiore di imprese che puntano sull'innovazione di prodotto».

Aziende come la Re-Bello di Daniel Tocca, Daniel Sperandio ed Emanuele Bacchin che nel 2010, all'epoca tutti e tre 25enni, hanno lanciato sul mercato le loro magliette in bambù dal design made in Italy, produzione in Turchia e rifinitura in Italia. In questi primi anni l'azienda è cresciuta costantamente e dopo aver sfiorato i 400mila euro di fatturato nel 2012 conta di raddoppiarlo l'anno prossimo sbarcando sul mercato italiano dopo aver conquistato nicchie di mercato nel cosiddetto ecofashion, in Svizzera, Germania, Austria e Olanda. Ma l'eco-sostenibilità è un concetto che in Alto Adige non conta solo nella moda. La Eib expert, ad esempio, si sta affermando grazie ai suoi sistemi di gestione intelligente degli edifici. Christoph Riegler, classe 1977, amministratore delegato dell'azienda nella quale lavorano anche i più giovani Claudio De Cristan e Guenther Ainhauser, descrive così il suo "Homecockpit" in grado di regolare in maniera centrale illuminazione, riscaldamento e impianti di irrigazione: «Un sistema che permette di risparmiare soldi, ma soprattutto energia».

Legata all'ambiente è anche l'invenzione targata Mountain-eering: si tratta di un software in grado di calcolare con precisione la quantità di neve presente in montagna per poi stimare quanta acqua scenderà a valle in primavera. SnowMaps, questo il nome del software, permette di gestire i bacini di raccolta delle acque, analizzare il rischio valanghe (il software viene, ad esempio, già utilizzato dal Centro valanghe di Arabba) o di incendi. «Rispetto all'immagine satellitare attraverso la quale si può calcolare la percentuale di territorio coperta dalla neve – dice Matteo Dall'Amico, uno degli ingegneri fondatori della Mountain-eering – col nostro software è possibile conoscere l'altezza in ogni punto nonché la massa equivalente di acqua nella neve presente in una determinata area». Dall'acqua presente nella neve al vino, altro prodotto doc dell'Alto Adige al quale è collegata l'invenzione della 3CI sviluppata insieme all'Università di Padova: "DiVino", uno strumento di misurazione per vino, mosti e succhi, è un biosensore in grado di monitorare l'intero processo produttivo rilevando direttamente in cantina i diversi parametri come glucosio, fruttosio, acidi e zuccheri.

Per le start-up del Tis, insomma, legame col territorio significa non solo collaborazione con le aziende che già vi operano, ma anche prodotti e servizi che qui sono spesso stati sviluppati e che proprio in Alto Adige possono essere sfruttati al meglio. È anche per questo che accanto all'Ict, comparto innovativo per eccellenza, sono soprattutto ambiente, alimentari e turismo i settori che maggiormente ispirano i giovani imprenditori altoatesini.

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