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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2012 alle ore 07:53.

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I robot infilano in sequenza motore e ventole, le fissano ai supporti, tutto è automatico, tranne il test finale e l'imballaggio. Nell'azienda di Bevilacqua, 175 milioni di ricavi con 650 addetti, la ricerca assorbe il 3% del fatturato, l'adozione della lean production ha ridotto del 20% i tempi di attraversamento dei prodotti, le nuove maxi-camere di collaudo consentiranno di eliminare un collo di bottiglia nel processo, il risultato degli investimenti è visibile chiaramente in fabbrica, con dosi robuste di automazione nella parte più "standard" dei prodotti, cioè i ventilconvettori. L'azienda, guidata da un altro ramo della famiglia Riello, ha scelto di concentrarsi nel settore della climatizzazione, dunque non solo "caldo" ma soprattutto "freddo". Lo scorso anno è arrivata al record storico dei ricavi, con il 50% delle vendite all'estero, nel 2012 paga dazio alla crisi. «Italia ed Europa frenano – spiega Zucchi – solo l'extra-Ue garantisce margini di crescita, ecco perché ora vogliamo spingerci anche in Usa, Canada e Nuova Zelanda, allargando il più possibile i mercati di riferimento». Il nodo del settore, per Aermec come per altre aziende, è l'imprevedibilità del mercato, con picchi di domanda e poi vuoti improvvisi, flessibilità che si possono gestire solo attrezzandosi per tempo. «Qui abbiamo una sessantina di fornitori locali – spiega Zucchi – e la prossimità è un valore fondamentale quando devi reagire in tempi rapidi. L'altro asset è la disponibilità del personale: ad agosto abbiamo chiesto su base volontaria due settimane di lavoro in più per gestire un picco di ordini e il 70% dei dipendenti ha accettato».

Lo straordinario, nel distretto, non è però la regola e anche qui la crisi si fa sentire, con 1,7 milioni di ore di Cassa integrazione tra gennaio e agosto, in otto mesi quasi l'intero valore del 2011. In Cig sono ad esempio i 350 addetti della Sime, 73 milioni di ricavi per il 50% all'estero, con un 2012 difficile soprattutto per il calo del 20% del mercato italiano. «Come reagiamo? Andando con più decisione all'estero e tagliando tutti i costi possibili – spiega il presidente Maria Cristina Menini –, tutto tranne l'innovazione e la ricerca sul prodotto. Quella no, è l'unica cosa che non tocchiamo».

IL RATING DEL SOLE
La valutazione

Attraverso una griglia di 12 variabili ciascun distretto è valutato nei suoi punti di forza e di debolezza. La termomeccanica di Verona innova ed esporta molto; la frenata del mercato interno è il punto critico principale.
PUNTI DI FORZA
1
INNOVAZIONE

I gruppi maggiori investono in ricerca il 3-4% dei ricavi, con punte più elevate per le piccole realtà di nicchia, ad esempio nell'elettronica. Visitando le linee produttive si può osservare il massiccio investimento in automazione e tecniche "lean", utilizzate per migliorare la produttività e ridurre i tempi di attraversamento dei prodotti lungo la fase di montaggio.
2
INTERNAZIONALIZZAZIONE

La quota di export è in media pari al 60% e il livello assoluto delle esportazioni è arrivato a superare il picco pre-crisi del 2008. I gruppi maggiori hanno aperto filiali produttive all'estero e il trend sembra destinato a proseguire. Il limite dell'area è ancora l'eccessiva dipendenza dai mercati tradizionali come la Germania, mentre cresce ancora a macchia di leopardo il peso dei paesi emergenti.
3
ATTRATTIVITÀ

Il tema del risparmio energetico e dell'efficienza nel consumo è diventato ormai pervasivo in tutti i Paesi. L'esempio del Gruppo Giordano, nato pochi anni fa e in grado di svilupparsi nell'elettronica dimostra che in quest'area le possibilità di crescita ci sono ancora. Incentivi mirati alla sostituzione del parco caldaie italiano darebbero ovviamente al distretto una spinta decisiva per la crescita.
PUNTI DI DEBOLEZZA
1
DIMENSIONE D'IMPRESA

I primi due gruppi del distretto veronese, Riello e Ferroli valgono il 40% dei ricavi dell'intero distretto. Accanto ai due big e ad una manciata di imprese di dimensioni medie vi sono un centinaio di realtà che contano meno di dieci addetti. Dimensioni ridotte che non consentono altro se non la presenza "al traino" dei big del territorio, con la conseguenza di una limitata presenza all'estero.
2
COSTO DEL LAVORO

Tra i principali handicap spiccano il costo del lavoro (penalizzante in tutta Italia, però) e le infrastrutture. In alcuni punti chiave del distretto, come Legnago e Bevilacqua, il casello autostradale più vicino è a 40-50 chilometri di distanza. Infrastrutture «pessime», ci confida un imprenditore, situazione grave perché l a logistica di questi prodotti non è affatto agevole e richiede la movimentazione di molti Tir.
3
MERCATO INTERNO

In media nel 2012 cede il 15%, con punte di calo del 20% per alcuni prodotti specifici.
Gli incentivi sulle caldaie a condensazione hanno aiutato il mercato, tuttavia secondo Assotermica, l'associazione di categoria, questi sostegni andrebbero resi permanenti. Pesa la ridotta capacità di spesa, si aggiusta l'usato e non si compra il nuovo.

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