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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2012 alle ore 06:44.

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E ora? «La produzione materiale di elettrodomestici – aggiunge Iacobucci – è destinata a contrarsi ulteriormente. E dato che i grandi produttori sono grandi assemblatori c'è da attendersi ancora una forte pressione sui fornitori: del resto la componentistica è regolata a livello globale. Possiamo solo sperare che nel distretto rimanga parte della filiera e soprattutto la parte di ricerca e sviluppo». Ma con quante imprese e occupati? «Ovviamente saranno meno – conclude Iacobucci – ma questa è l'unica battaglia sostenibile».
«Il distretto resisterà se saprà evolversi – osserva Giuseppe Perucchetti, ad di Elica (cappe) – Noi a Fabriano manteniamo un importante presidio: 1.500 addetti su 3mila totali. E molti dei nostri fornitori non solo riescono a offrirci componenti con alto contenuto tecnologico, ma si integrano anche con una nuova metodologia produttiva che abbiamo avviato due anni fa». Alcuni fornitori fabrianesi di Elica, che ha stabilimenti in Polonia, Cina, India, Messico e Germania, hanno deciso di seguirla anche in Polonia. «La vicinanza con i fornitori – aggiunge il top manager – è un elemento importante di competitività. Infatti stiamo costruendo il network dei componentisti anche in Messico e in Polonia. Non penso quindi che il distretto fabrianese sia destinato a morire, certo dovrà integrarsi con il produttore nonostante le difficoltà finanziarie e la piccola dimensione che, certo, non aiuta».
Molto chiaro anche Andrea Merloni: «Oggi le imprese del distretto forniscono a Indesit i prodotti a maggior valore tecnologico, per esempio quelli della meccanica di precisione. Oppure ci serviamo di imprese di co-design. Per il resto, componenti come i motori elettrici e i frontalini delle lavatrici arrivano dalla Cina». E senza dimenticare che anche i big devono competere nella fascia low cost: finora non c'è stata l'invasione dei prodotti asiatici per via dei rilevanti costi di logistica, ma tocca rispondere alle lavatrici e ai frigo prodotti in Turchia e commercializzati anche a 199 euro in Europa. Ma quello non può certo essere il futuro.
Che fare? «L'unico modo per salvarsi – aggiunge l'imprenditore marchigiano – è cambiare pelle: passare da un distretto tecnologico territoriale a uno della conoscenza. La ricerca condivisa vale più del brevetto, puntiamo sui progetti open source. Insomma il modello c'è già, è quello della Silicon valley».
E Merloni poi si sofferma su Home Lab, il consorzio italiano di ricerca sulla domotica varato circa due anni a Fabriano. E nato dalla volontà di otto soci fondatori (Ariston Thermo, Elica, Indesit Company, Loccioni, MR&D Institute, Spes, Teuco-Guzzini e Università Politecnica delle Marche a cui si sono aggiunti, in un secondo tempo, BTicino e STmicroelectronics) di fare sistema e puntare sul modello dell'open innovation. In realtà Home Lab sembrava finito nelle secche del disinteresse ma ora assicura Merloni «ha realizzato progressi significativi sulla strada dell'interoperabilità. Può costituire la base per creare uno standard della comunicazione tra i progetti. Come italiani abbiamo buone possibilità per definire le basi di questo linguaggio».
A quando i risultati? «Presto. Li presenteremo e li renderemo disponibili per tutti». Se questo realmente avverrà il distretto di Fabriano potrebbe cambiare il mondo degli elettrodomestici. «Si potranno interconnettere – conclude Merloni – non solo gli elettrodomestici ma tutti gli oggetti domestici che utilizzano energia. E, per esempio, le lavatrici potranno riscaldare l'acqua non più per mezzo della resistenza ma con un pannello solare».
Anche Perucchetti conferma l'imminenza dei risultati di Home Lab. «L'apertura all'informatica – sostiene – potrebbe diventare un'area importante per lo sviluppo del settore. Non dovremo aspettare il 2050 ma le prima novità le vedremo già dall'anno prossimo».
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IL RATING DEL SOLE
Il punteggio
Attraverso una griglia di 12 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Il cluster degli elettrodomestici di Fabriano ha contenuto i danni grazie a flessibilità e spinta all'internazionalizzazione
PUNTI DI FORZA
1
INTERNAZIONALIZZAZIONE
L'export è un fattore vitale, di sopravvivenza, del cluster. Secondo la Fondazione Merloni, nel 2011 l'export delle aziende Top 13 di Fabriano è stato di 1,35 miliardi, il 7,9% in meno dell'anno prima.
Indesit produce in Italia 4 milioni di pezzi su 13, ma nel nostro Paese realizza appena il 15% del fatturato. Elica, gigante delle cappe aspiranti, mantiene nel Fabrianese 1.500 addetti su 3mila.

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