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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2013 alle ore 06:42.

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«Il rilancio di Unoaerre è un fatto molto positivo, che dimostra la volontà di reindustrializzazione del distretto», commenta Daniele Quiriconi, segretario regionale della Cgil con delega alle attività produttive. «Le prospettive del territorio aretino sono migliori che altrove, ma il ricorso alla cassa integrazione aumentato del 19% secondo il dato di ottobre significa che non dobbiamo abbassare la guardia», dice ancora. La trasformazione del polo della gioielleria, del resto, origina proprio dalla crisi del settore, fotografata da questi numeri: 100 tonnellate di oro fisico lavorato contro le 400 di dieci anni fa, le imprese da 1.600 scese a 1.300, gli addetti da 10mila a 7.500. E, l'anno scorso, per la prima volta sono calati gli impieghi alle aziende del territorio (-6%).
Un crollo verticale. La perdita di competitività a vantaggio dei Paesi emergenti, come India e Cina, e la pressione finanziaria legata alle oscillazioni del prezzo dell'oro (da 280 a 1.720 dollari l'oncia in dieci anni), hanno messo fuori mercato molte aziende e indicato la direzione da seguire alle altre. «Traina la ripresa chi fa prodotti di qualità, guardando ai mercati internazionali, anche se l'accesso al credito resta un problema», dice Andrea Fabianelli, presidente di Confindustria Arezzo. «Sopravvive solo chi ha investito in tecnologia, innovazione e marketing», sottolinea Ivana Ciabatti, titolare di Italpreziosi e presidente degli orafi e argentieri della Confindustria locale.
La Toscana è intervenuta a sostegno del distretto, sia sul versante del credito che della messa in sicurezza delle imprese. «Le prospettive di rilancio sono legate alla capacità di diversificare e internazionalizzare il business», dice Gianfranco Simoncini, assessore regionale alle attività produttive. Una prospettiva che riguarda il futuro dell'intera area. «L'economia del territorio dipende dal distretto», conferma Andrea Boldi, presidente degli orafi di confartigianato Arezzo.
Il calo dei consumi e le difficoltà dell'economia, indirettamente, stanno allargando il mercato dei piccoli produttori di gioielleria, perchè rispondono più rapidamente e meglio (rispetto ai concorrenti cinesi) alla domanda frammentata e particolare del sistema distributivo internazionale. Gli ordini dagli Stati Uniti, per esempio, sono in ripresa. Ma l'accesso al credito rappresenta uno scoglio difficile da superare.
«I criteri di Basilea penalizzano le nostre imprese, per questo ci siamo impegnati con BancaEtruria per elaborare un rating mirato al settore, in grado di valutare adeguatamente i bilanci di chi lavora oro e metalli preziosi non di proprietà», dice Boldi. «Insieme alle associazioni di categoria abbiamo elaborato un sistema di valutazione che ricalcola il rating standard - conferma Federico Baiocchi di Silvestri, direttore della divisione commerciale di BancaEtruria, l'istituto di credito di riferimento del distretto -. A circa un anno dal varo di questa procedura, è emerso che nel 90% dei casi la rettifica del rating determina un miglioramento o la conferma del rating automatico, mentre nei restanti casi c'è una riduzione del merito creditizio».

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