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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2013 alle ore 07:54.

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Un crollo verticale. La perdita di competitività a vantaggio dei Paesi emergenti, come India e Cina, e la pressione finanziaria legata alle oscillazioni del prezzo dell'oro (da 280 a 1.720 dollari l'oncia in dieci anni), hanno messo fuori mercato molte aziende e indicato la direzione da seguire alle altre. «Traina la ripresa chi fa prodotti di qualità, guardando ai mercati internazionali, anche se l'accesso al credito resta un problema», dice Andrea Fabianelli, presidente di Confindustria Arezzo. «Sopravvive solo chi ha investito in tecnologia, innovazione e marketing», sottolinea Ivana Ciabatti, titolare di Italpreziosi e presidente degli orafi e argentieri della Confindustria locale.

La Toscana è intervenuta a sostegno del distretto, sia sul versante del credito che della messa in sicurezza delle imprese. «Le prospettive di rilancio sono legate alla capacità di diversificare e internazionalizzare il business», dice Gianfranco Simoncini, assessore regionale alle attività produttive. Una prospettiva che riguarda il futuro dell'intera area. «L'economia del territorio dipende dal distretto», conferma Andrea Boldi, presidente degli orafi di confartigianato Arezzo.
Il calo dei consumi e le difficoltà dell'economia, indirettamente, stanno allargando il mercato dei piccoli produttori di gioielleria, perchè rispondono più rapidamente e meglio (rispetto ai concorrenti cinesi) alla domanda frammentata e particolare del sistema distributivo internazionale. Gli ordini dagli Stati Uniti, per esempio, sono in ripresa. Ma l'accesso al credito rappresenta uno scoglio difficile da superare.
«I criteri di Basilea penalizzano le nostre imprese, per questo ci siamo impegnati con BancaEtruria per elaborare un rating mirato al settore, in grado di valutare adeguatamente i bilanci di chi lavora oro e metalli preziosi non di proprietà», dice Boldi. «Insieme alle associazioni di categoria abbiamo elaborato un sistema di valutazione che ricalcola il rating standard - conferma Federico Baiocchi di Silvestri, direttore della divisione commerciale di BancaEtruria, l'istituto di credito di riferimento del distretto.

A circa un anno dal varo di questa procedura, è emerso che nel 90% dei casi la rettifica del rating determina un miglioramento o la conferma del rating automatico, mentre nei restanti casi c'è una riduzione del merito creditizio».
Boldi indica nell'efficienza interna un altro dei motori del rilancio. «Possiamo recuperare risorse riducendo gli sprechi e ottimizzando le procedure: con il metodo Toyota ci sono almeno 200 milioni di liquidità che resterebbero in azienda, facendo la differenze per il distretto», suggerisce il leader di Confartigianato. «Stiamo cominciando a parlare di questi temi, così come siamo impegnati a seguire politiche di marchio, la tendenza moda e il richiamo delle grandi griffe», aggiunge. Un esempio di successo è quello del brand Graziella, azienda della famiglia Gori che nel 2012 ha raddoppiato i ricavi (dai 24 del 2011 a 45 milioni), grazie ai Paesi emergenti, alla tecnologia e alla diversificazione dei materiali.
Nel futuro del distretto c'è un legame sempre più stretto con il made in Italy. E su questo tema gli orafi aretini che aderiscono a Confindustria stanno lavorando a un evento nazionale per la prossima primavera. In quell'occasione presenteranno uno studio sul rilancio del settore. La ricetta, comunque, non si scosterà molto dalle cose che abbiamo cercato di raccontare e che sono riassumibili nel passaggio «dal valore materiale al valore immateriale» della produzione.

IL RATING DEL SOLE
Il punteggio
Attraverso una griglia di 14 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Valduggia resiste grazie alla filiera locale, alla flessibilità e alla forte spinta dell'export.
Dimensioni e produttività i limiti.
IL GIUDIZIO
-
PUNTI DI FORZA

2
INNOVAZIONE
Il territorio sta giocando le carte migliori proprio sul fronte della creatività e della diversificazione, di prodotto e di materiali, con l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia e di materie prime meno costose e più in linea con i gusti del pubblico.
1
OCCUPAZIONE

La manodopera locale è particolarmente qualificata e rappresenta uno dei maggiori punti di forza del polo toscano della gioielleria nella competizione internazionale, come dimostra il forte ritorno degli acquirenti americani.
3
ANTI CONCORRENZA SLEALE

Le aziende aretine hanno reagito all'apertura asimmetrica del mercato, dove subiscono i dazi all'export (Cina, Usa) e la concorrenza in casa dei produttori stranieri, puntando sui valori immateriali e il contenuto etico dei gioielli, così da non farsi spazzare via.

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