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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2013 alle ore 21:06.
In un anno di sofferenza economica internazionale come il 2012 Parma, ha chiuso con 7,4 milioni di Ebitda su un fatturato di 32,4 milioni, pari a un'incidenza dei margini sulle vendite del 22 per cento. Il segreto di questo successo, significativo nel panorama del settore? "Competenza e sostenibilità" è la ricetta dell'ad Antonio Cellie, che si tratti di scelte di investimento, di attività di incoming o di scouting all'estero.
"Con il 2013 si chiude un ciclo di rilancio e riorganizzazione di Fiere di Parma che in quattro anni ha visto i ricavi biennali (solo negli anni pari si svolge Cibus, l'evento clou del quartiere, che nell'ultima edizione ha richiamato il 10% in più di visitatori e il 30% in più di operatori professionali, ndr) passare da 44 a quasi 60 milioni mentre l'Ebitda, sempre nel biennio, è salito da 7,5 a 11 milioni", spiega Cellie. Tra 2011 e 2012 il manager ha gestito il completato revamping del quartiere, un investimento da 60 milioni di euro il cui payback è garantito quasi completamente dai ricavi generati dall'impianto fotovoltaico (7,3 Mw) installato sui tetti dei nuovi padiglioni.
Esperto e docente di marketing agroalimentare, Cellie è stato chiamato nel 2009 dai soci privati di Fiere di Parma (controllata da Provincia e Comune, con il 31% a testa delle quote azionarie, e da CariParma-Crédit Agricole con il 18%) a dare una svolta manageriale all'expo. L'amministratore si è circondato di una ventina di giovani, perlopiù neolaureati, che sguinzaglia in giro per il mondo e grazie ai quali ha potuto re-internalizzare molte attività, ottenendo risparmi e specializzazione. "Come dimostra l'esperienza tedesca – dice l'ad - a fare la differenza nel settore fieristico è un mix di competenze, infrastrutture e paesaggio distrettuale/industriale. Senza consapevolezza e governo di questi fattori gli investimenti nel quartiere diventano inutili e rischiosi incrementi del capitale investito operativo".
Cellie, negli ultimi tre anni, ha messo a punto un'aggressiva strategia di sviluppo export oriented per fare dei prodotti storici di Parma (Cibus, in primis, ma anche Cibus Tec, Mercanteinfiera, Salone del camper) gli eventi leader o co-leader in Europa. Da un lato, si reinvestono i margini in attività mirate di incoming, dall'altro si affina la selezione di buyer e interlocutori oltreconfine, mappando e incrociando domanda estera e offerta degli espositori.
"La strategia di sviluppo e avvicinamento a Cibus 2014 – assicura Cellie – rappresenta un unicum nel settore, perché tutte le iniziative sono co-gestite assieme agli espositori attraverso un "Comitato Cibus export" cui partecipano i migliori export manager delle aziende alimentari italiane; con essi il management di Cibus organizza incontri con i key retailer dei Paesi obiettivo, sia a Parma durante l'anno, sia in occasione delle grandi fiere nei mercati target: da Prodexpo Mosca a Fhc Shangai, da Fancy Food New York a Fispal Brasile. Dal 2013 organizziamo in queste occasioni anche degli educational visitando i format distributivi locali". L'evento più atteso è ora Thaifex a Bangkok, la più importante fiera alimentare dell'area Asean che Cibus-Fiere di Parma organizza assieme ad Anuga-Köln Messe e che il prossimo maggio vedrà la più grossa collettiva di imprese agroalimentari italiane in Estremo Oriente.
L'alleanza oltre le Alpi non si ferma a Colonia. Con Frankfurt Messe, Fiere di Parma organizza Sps/Icp/Drives, la manifestazione figlia della più grande rassegna al mondo di automazione industriale, quella di Norimberga, un expo di tecnologie molte sinergiche rispetto a quelle di processo e di confezionamento presenti in Cibus Tec e che, dunque, rafforzano l'effetto di richiamo sugli operatori professionali dell'industria agroalimentare. "Noi abbiamo posto le basi per il futuro costruendo solide alleanze con organizzatori leader in Italia (Senaf) e nel mondo e riducendo drasticamente i nostri costi di struttura e produzione. Non credo invece molto nell'alleanza tra quartieri italiani. Come in Germania Düsseldorf compete con Colonia o Francoforte, così Parma compete con Milano o Bologna. Perché – conclude Cellie - la competizione fa bene al mercato, anche fieristico".
Se sulla via Emilia, Bologna, Rimini e Parma occupano la scena espositiva globale con ruoli da primi attori, sta giocando un ruolo crescente in Romagna una piccola expo come Cesena, pronta a festeggiare quest'anno la 30esima edizione di Macrfrut, il salone internazionale dell'ortofrutta e del vivaismo, segmento in cui ha conquistato una leadership indiscussa. Dopo aver chiuso il 2012 in attivo e con 3,5 milioni di fatturato, Cesena Fiera (controllata al 72% dal Comune), sotto la guida del presidente Domenico Scarpellini, è impegnata ora in un'attività di internazionalizzazione che non ha precedenti: "Abbiamo raddoppiato il budget, rispetto all'anno scorso, sia per le attività di incoming che di outgoing – anticipa Scarpellini - e se verranno approvati i progetti presentati all'Ue l'investimento potrebbe ulteriormente raddoppiare".
Quindici le missioni estere organizzate in preparazione a Macfrut, e numerose le joint venture siglate - dall'India alle Americhe passando per il Mediterraneo - per cercare nuovi mercati a favore di tutti gli operatori della filiera ortofrutticola, che primeggia in Romagna. Nei 30mila metri quadrati coperti Cesena Fiera ospita una trentina di manifestazioni l'anno (con una media di 400mila visitatori e più di 4.500 espositori) non solo nel settore agroindustriale e nel b2b. Oltre ai consolidati eventi di antiquariato, arredamento e sport, quest'anno è pronto a debuttare un nuovo salone, "Hobby Farmer" dedicato ad agricoltura e giardinaggio amatoriali.
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