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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2013 alle ore 06:44.

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«Gestione del credito alla clientela nazionale e oneri energetici sono stati per noi i principali problemi del 2012», dice Paolo Fantoni, amministratore delegato del gruppo Fantoni di Osoppo (Udine). «Sono i problemi che vedo in prosettiva anche sul 2013 che vanno affrontati e risolti una volte per tutte». Di difficoltà nel credito e di tempi di incasso parla Gianluigi Dubbini, amministratore delegato di Diachem di Bergamo. «I tempi di pagamento dei clienti, già lunghi, si sono dilatati ulteriormente, mentre il sistema bancario non fa più fronte con le anticipazioni. Così è impossibile fare impresa, mentre dobbiamo affrontare l'aggressività dei concorrenti esteri».
«L'alto costo del denaro in rapporto ai nostri competitors – aggiunge Luca Moschini, amministratore delegato di Laminazione Sottile di Napoli – determina un gap importante che, oltre a redendere le nostre aziende meno competitive, ne limitano la capacità di investimento».
Quando è lo Stato a mettere i bastoni nelle ruote, beffa e danno hanno sapori più amari. Molti gli esempi. «Dallo scorso anno siamo in attesa di 14 milioni di rimborsi Iva», dice Gilberto Danesi, amministratore delegato di Voltri Terminal Europa di Genova. «Ormai – aggiunge – manca la fiducia. La quota delle importazioni è molto bassa perchè sono crollati i consumi interni. L'euro forte non aiuta. I problemi europei, in Italia hanno un peso maggiore».
A pochi chilometri di distanza, il quadro non cambia. «La nostra società ha deciso di sospendere la partecipazione alle gare di appalto della pubblica amministrazione». L'amaro sfogo è di Enzo Papi, presidente di Termomeccanica Group di La Spezia. «Vantianmo circa 40 milioni di crediti dalla pubblica amministrazione. Liquidità che a noi serve per rafforzarci all'estero. Ma i tempi di incasso sono incerti. Grazie all'autofinanziamento pevediamo un buona crescita anche nel 2013, ma è difficile fare impresa così».
Al Gruppo Menarini di Firenze spiegano: «Nel 2012 abbiamo dovuto fare i conti con la norma anticoncorrenziale e dirigistica che impone ai medici di prescrivere i farmaci generici. Ciò ha colpito le aziende che investono in Italia, dal momento che sposta fatturari e produzioni a favore di chi produce nei Paesi emergenti. Per questo per il 2013 siamo preoccupati per i livelli occupazionali in Italia, che prevediamo di dover pesantemente tagliare».
«Per vincere la crisi – spiegano alla Masmec di Bari – le aziende sono chiamate a innovare e cercare nuovi mercati. Spesso attraverso la partecipazione a bandi e progetti di ricerca pubblici. Ma se l'erogazione dei contributi dovuti non avviene con modi e tempi certi, questo meccanismo virtuoso si spezza».
Alla debolezza della domanda interna guarda il gruppo agroindustriale Ferrarini di Reggio Emilia. «Gli investimenti effettuati – spiegano in azienda – ci permettono di mantenere i fatturati nel mercato interno, nonostante il perdurare della grave situazione economica. C'è preoccupazione però per una crescente debolezza della domanda nazionale dovuta all'aumento della disoccupazione e a un generalizato calo della capacità di acquisto delle famiglie». Di allarme per il calo dei consumi interni parlano anche Enrico e Luigi Banci, titolari della Pontetorto Spa di Prato, e Alessandro Scopetti, direttore generale della Simas di Viterbo, che aggiunge «La mancata o ritardata riscossione dei crediti rischia di aggravarsi anche nel 2013».
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