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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2013 alle ore 08:54.

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«Anche in Valle d'Aosta, l'impresa manifatturiera deve essere rimessa al centro, perché è un valore per il nostro territorio e un fattore decisivo per rimettere in moto il processo di crescita e per dare un futuro ai nostri giovani lavoratori». Monica Pirovano, amministratore delegato della Cogne Acciai Speciali e al suo secondo mandato alla guida di Confindustria Valle d'Aosta ci crede. Una convinzione che si inserisce in un quadro dove le ombre superano, purtroppo, le luci. Istat e Movimprese fotografano un export tra gennaio e settembre 2012 in calo del 10,6% (442 milioni contro i 493,4 dello stesso periodo del 2011), dato sicuramente segnato dalle difficoltà nel settore siderurgico, e un calo delle imprese attive dello 0,6 per cento. Il tasso di disoccupazione si attesta al 6,4 per cento.

Fra le note positive la crescita dell'occupazione con un +2,2% e una forte diminuzione della Cassa integrazione (-55,9%). «Gli ultimi nostri dati previsionali - dice la Pirovano – sembravano escludere un ulteriore peggioramento della recessione. Tuttavia, il calo del Pil italiano, nel quarto trimestre 2012, superiore alle attese, che costringe a rivedere all'ingiù le previsioni, si rifletterà inevitabilmente anche sulle aspettative degli imprenditori valdostani, specialmente sul settore edile». Ma c'è chi reagisce positivamente alla crisi. Tra questi, la Grivel, a Verrayes. La società è leader mondiale nei prodotti per l'alpinismo: piccozze, ramponi, caschi, chiodi da ghiaccio e da roccia, ma, recentemente, anche zaini e guanti da alpinismo. In un quinquennio ha raddoppiato il fatturato che oggi si attesta sui 10 milioni. L'ad Gioachino Gobbi indica nel continuo investimento di risorse per innovare il prodotto (sono tantissimi gli Outdor Industry Award, il massimo riconoscimento del settore, ottenuti in questi anni) e nella forte spinta all'internazionalizzazione, i fattori decisivi. La quota di export, infatti, supera il 90% e un 15% veleggia annualmente verso i mercati asiatici, principalmente in Giappone, poi Corea del Sud e, infine, in Cina, per una percentuale che, ad est della grande muraglia, non arriva ancora all'1 per cento. «Un'azienda come la nostra - spiega Gobbi - può esistere soltanto a livello globalizzato. Dobbiamo essere presenti là dove c'è una tradizione avviata, ma anche nei Paesi dove inevitabilmente prima o poi si svilupperà, come la Cina».

Grivel è stata sponsor tecnico del lancio di "The big change charitable trust" un grande progetto di solidarietà che mira ad aiutare i giovani bisognosi in Gran Bretagna e che ha come ispiratore Richard Branson della Virgin Group. Branson, con i suoi due figli Holly e Sam, e con la principessa Beatrice di York, figlia del principe Andrea e di Sarah Ferguson, griffati Grivel, è salito sulla più alta vetta d'Europa, il Monte Bianco, per promuovere il progetto. Inoltre, Grivel è protagonista di un altro progetto, avviato nel 2011, che vede un team di alpinisti scelti dal governo cinese, allenati da Thomas Bubendorfer, uno dei più famosi arrampicatori al mondo in solitaria, e attrezzati di materiali Grivel, ormai prossimi a diventare i primi alpinisti "ufficiali" cinesi.

«Per la prima volta - commenta Gobbi - il governo di Pechino ha deciso di puntare in maniera ufficiale sullo sport della montagna e di iniziare un percorso che possa portare giovani cinesi e tibetani a diventare guide di montagna». Ci sono, poi, i casi significativi di Gps Standard, di Arnad, e della Thermoplay, di Pont-Saint-Martin. La prima, guidata da Pietro Capula, fatturato a circa 20 milioni, è player mondiale nella sicurezza con i suoi sistemi perimetrali (è recente un accordo con la multinazionale tedesca Gunnebo) e con il nuovo prodotto "Maze" che ha messo sul mercato un innovativo sistema di security home and building automation, in grado di gestire sia la sicurezza che la domotica di abitazioni, uffici e Pmi. Thermoplay, invece, azienda specializzata nei sistemi di iniezione a canale caldo per stampi di materie plastiche, è – con Roberto Enrietti che porta avanti la sfida del padre, Piero, sui mercati mondiali – fra le prime cinque aziende del comparto.

In crescita i fatturati (26,6 milioni nel 2011, 27,35 nel 2012 e una previsione di 28 per il 2013) per un'impresa dove l'export ormai pesa per il 65% e che nel 2012 ha investito 3,3 milioni in R&S. «È in fase di test – spiega Enrietti – un avanzato software a livello mondiale che permetterà ai nostri clienti di ricevere, via web, i progetti, su loro input, just in time. Il risparmio di tempo stimato sarà del 40% mentre le risposte ai clienti si ridurranno dagli attuali 2-3 giorni a pochi minuti».

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