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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2013 alle ore 08:03.
L'ultima modifica è del 02 aprile 2013 alle ore 09:18.

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Dovrà impegnarsi a soffiare a lungo, il dio Eolo, nelle vele della Coppa America made in Naples. Non solo per rendere più spettacolare la tappa italiana dell'America's cup world series (Acws), che sarà inaugurata il 13 aprile, ma anche, e soprattutto, per far fruttare un appuntamento su cui Regione, Provincia, Comune e Camera di Commercio hanno investito poco più di 11 milioni, parte dei quali di provenienza comunitaria.

«Le condizioni per ripetere l'ottimo risultato dell'anno scorso ci sono tutte – commenta Mario Hubler, amministratore di Acn, la società a cui è stato affidato l'incarico di disegnare e colorare di contenuti lo show –. Nel 2012, a fronte di uno sforzo finanziario sostenuto pari a 12 milioni, la Deloitte ha calcolato un ritorno economico per il territorio di 36 milioni, pari a tre volte la somma iniziale». Beneficio a cui dev'essere aggiunto un ulteriore aspetto, non certo secondario. «Con eventi del genere, l'immagine e la percezione complessiva della città migliorano sensibilmente: l'anno scorso, facendo un pò di surfing sul web, alla voce "Napoli" erano accoppiate soltanto immagini con rifiuti e discariche. Oggi, al posto dei sacchetti di immondizia ci sono le vele dei catamarani. È un bel passo in avanti».

C'è ottimismo nel quartier generale di Acn. «L'evento ha una portata ad ampio raggio. Per dirne una: abbiamo registrato, sempre nella passata stagione, un incremento del coefficiente di stanze d'albergo occupate a Napoli, in controtendenza con il resto d'Italia, ad eccezione della sola Venezia. L'altra città, guarda caso, dove hanno si è svolta la competizione velica. Certo, nel 2012 c'era la concomitanza con la settimana pasquale che è, chiaramente, un elemento di attrazione per i turisti che scelgono Napoli, ma per quest'anno siamo convinti di poter ripetere il trend col segno più. La conferma dei dati dell'anno scorso sarebbe un risultato eccezionale».

Lo sforzo organizzativo è in ogni caso notevole. C'è da riprogrammare una importante fetta di città – interessata, peraltro, dal crollo di un palazzo che ha letteralmente mandato in tilt il sistema viario locale – secondo le esigenze dei team e con una logistica tutta nuova, mettendo a rischio la soluzione, già adottata l'anno scorso, di tenere le competizioni nello specchio d'acqua antistante il lungomare liberato. Intanto, però, "tempus fugit". «Ma siamo perfettamente in linea col cronoprogramma – assicura Hubler, che in queste frenetiche ore saltella da un appuntamento all'altro per incontrare le aziende che si sono assicurate i bandi per la gestione di alcuni specifici settori (la comunicazione, l'allestimento village e l'organizzazione delle cerimonie di apertura e chiusura e delle attività post regate). L'ultimo bando di gara è stato assegnato proprio pochissimi giorni fa e riguarda la costruzione dell'area che ospiterà cittadini e turisti in occasione delle gare che si terranno dal 16 al 21 aprile. «Avevamo stabilito l'inizio dei lavori il 29 marzo e abbiamo rispettato l'impegno, su questo non c'era dubbio. Entro il 12 consegneremo le opere. Paradossalmente, completarle in anticipo, avrebbe significato esporre la città a inutili interventi invasivi prolungati nel tempo, che avrebbero potuto creare delle difficoltà al piano traffico. Difficoltà che, invece, con questa soluzione di tempistica e di riorganizzazione dei cantieri sono state risparmiate alla città».

E dopo l'America's Cup di che cosa si occuperà l'Acn, ormai diventata a tutti gli effetti l'advisor per i grandi eventi napoletani? «L'Acn non sarà più una società di scopo, almeno fino al 2020. Ci occuperemo di ricercare e di organizzare i grandi eventi, secondo le indicazioni che abbiamo ricevuto dai soci. Progetti in cantiere? Nessuno al momento. Ma è troppo presto per affrontare l'argomento. Parliamone dopo le regate. Per ora concentriamoci sui catamarani».

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