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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 06:45.

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«Purtroppo il mercato europeo non dà segni di ripresa – interviene Davide Castiglioni, ad di Whirlpool Italia – Continuiamo tranquillamente nel nostro piano di smaltimento, soft, dei 600 esuberi concordati. Termineremo all'inizio del 2014». Nel 2012 Whirlpool Emea (Europa, Medio oriente e Africa) ha tagliato la produzione da 12,3 milioni a 11,5 pezzi, i ricavi sono scesi da 3,3 miliardi di dollari a 2,87 con una perdita operativa di 51 milioni (in pari l'anno prima). Il peggioramento della gestione ha probabilmente imposto l'arrivo della spagnola Esther Berrozpe al posto del brasiliano José Drummond, che ha difeso la poltrona solo per un anno. Una revisione degli esuberi? «Credo di no – risponde Castiglioni – lavoriamo per mantenere questi livelli. Il mercato non peggiora e non vedo motivi per cambiare».
Meglio ha fatto Electrolux Emea portando l'utile operativo dal 2,1% al 3,3% dei ricavi (4,11 miliardi) mentre quello di Indesit è sceso dal 5,3 al 4,6% (6,4% nel 2010) a 132,6 milioni.
Il Bianco scivola su un piano inclinato, che fare? Risponde il neo presidente di Ceced (i costruttori di elettrodomestici) Franco Secchi, 54 anni, direttore mercato Italia di Indesit company: «Nulla è perduto, servono però misure di sostegno all'innovazione, come il credito d'imposta, sgravi agli investimenti in efficienza energetica, incentivi al consumo, continui nel tempo».
Insomma contributi pubblici di cui il disastrato bilancio statale non dispone «ma il governo – aggiunge Secchi – ha il dovere di elaborare una politica industriale per questo Paese. In particolare, bisogna mantenere la ricerca in Italia, perché così potremo continuare a realizzare le produzioni a maggiore valore aggiunto. E grazie a questo se oggi metà dell'export italiano si colloca nel top di gamma».
La ricetta di Secchi per i primi 100 giorni del nuovo governo comprende «il recepimento della nuova direttiva Raee (smaltimento degli elettrodomestici ndr), lavorando in modo cooperativo con consorzi, comuni e distribuzione, e di quella sul recepimento della direttiva sull'efficienza energetica, uno stimolo per finanziare prodotti sempre più ecologici e performanti».
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I protagonisti
IL PRESIDENTE DEI COSTRUTTORI
Franco Secchi (Ceced)
«Nulla è perduto, ma servono misure costanti: credito d'imposta, sgravi agli investimenti
in efficienza energetica, incentivi ai consumi»
IL TOP MANAGER
Ernesto Ferrario (Electrolux)
«La flessibilità nel lavoro è determinante per recuperare produttività e compensare i prezzi»
L'AMMINISTRATORE DELEGATO
Davide Castiglioni (Whirlpool Italia)
«Il mercato europeo non dà segni di ripresa e continuiamo con un piano di smaltimento "soft" degli esuberi concordati»
Il punteggio
Attraverso una griglia di 13 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Per gli elettrodomestici spiccano l'internazionalizzazione, gli investimenti
in R&S e le relazioni industriali IL RATING DEL SOLE
IL GIUDIZIO
-
PUNTI DI FORZA
1
INTERNAZIONALIZZAZIONE
Tutte le grandi imprese operanti in Italia hanno una grossa fetta di export oppure, attraverso gli impianti all'estero, servono
i mercati europei, russo e asiatico
ALTA
-
2
INVESTIMENTI IN R&S
Cospicui gli investimenti in R&S. Tutte
le grandi imprese del bianco hanno laboratori di ricerca che lavorano per il gruppo. E alla fine l'Italia esporta prodotti di alta fascia
BUONI
-
3
RELAZIONI INDUSTRIALI
Nonostante la produzione abbia innestato la retromarcia da anni, le relazioni industriali rimangono mediamente buone: anche grazie agli ammortizzatori sociali
DISCRETE
-
PUNTI DI DEBOLEZZA
1
COSTO DEL LAVORO
Il cuneo fiscale penalizza la competitività ed è un forte deterrente per gli investimenti industriali. Va alleggerito per evitare
un ulteriore processo di delocalizzazione
BASSO
-
2
RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI
Da anni le imprese cercano un tavolo
di discussione con il governo e chiedono una strategia di politica industriale,
ma, sostanzialmente, senza esito
SCARSO
-
3
MERCATO DOMESTICO
Da anni il mercato nazionale è in caduta. Fino a diventare un vero problema:
anche l'anno scorso le vendite
sono arretrate di circa l'8% a 3,28 miliardi
INSUFFICIENTE
-

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