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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2013 alle ore 06:50.
L'ultima modifica è del 14 agosto 2013 alle ore 08:24.

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Un impianto di perforazione della DrillmecUn impianto di perforazione della Drillmec

PODENZANO (PIACENZA)
Ci sono sei nuovi impianti per la perforazione petrolifera in costruzione, destinati ad Arabia Saudita e Iraq. Una commessa da 140 milioni di dollari firmata a marzo che in questi giorni è nel pieno della lavorazione. Senza considerare i diversi collaudi delle torri di perforazione – sia nello stabilimento piacentino sia nei siti esteri dove vengono installate – che nel periodo estivo hanno il loro clou, visto che si tratta di test all'aperto su strutture alte 50 metri. Per Drillmec Spa chiudere in estate è impensabile, non solo quest'anno.

«Veniamo da quasi un decennio di crescita sostenuta, con attività e organici saliti in media tra il 20 e il 30% l'anno – afferma Paolo Manzato, Cfo della società di Podenzano (Piacenza) controllata dal gruppo Trevi e specializzata nella realizzazione di impianti per le perforazioni di petrolio, gas e acqua – non ci possiamo certo permettere di fermare la produzione, anche perché il 95% del business si fa con l'estero e oltreconfine non è abitudine fare le ferie ad agosto e chiudere l'azienda». Senza considerare che Drillmec ha creato attorno a sè, soprattutto nel Nord Italia, un indotto molto importante, «almeno altre 250 persone che si sommano ai nostri 450 dipendenti in sede – precisa Manzato – e che a loro volta devono rispondere al telefono anche tutto agosto».

Non c'è traccia di crisi nei 250mila metri quadrati di stabilimento piacentino. I lavori fervono anche sotto il solleone: un centinaio di addetti assemblano enormi pezzi di carpenteria, componentistica elettronica ed oleodinamica; all'esterno le squadre dei collaudi testano i giganti impianti di perforazione che poi saranno smontati come i lego e trasportati a pezzi da un centinaio di camion alla volta per arrivare a destinazione via nave. «Arabia Saudita, Iraq, Stati Uniti sono oggi i mercati più interessanti e che premiano la nostra leadership negli impianti idraulici costumerizzati per l'onshore – spiega il direttore finanziario – ma ci stiamo specializzando anche nell'ingegneria per l'offshore».

È di inizio anno una nuova commessa da 170 milioni di dollari per impianti in mare nel Golfo del Messico destinati alla compagnia petrolifera Pemsa. «L'oil&gas si conferma un settore anticiclico, la crisi si fa sentire più sul versante finanziario che su quello produttivo, ma posso affermare già ora che il trend di crescita dell'azienda degli ultimi anni è confermato anche per questo 2013», anticipa Manzato.

Drillmec – 280 milioni di fatturato l'anno scorso, che salgono a 350 consolidando le sedi in Usa e Bielorussia – lavora su una ventina di commesse l'anno, che durano in media 5-6 mesi dalla stipula del contratto. «Non c'è stagionalità nel nostro business, se non per i collaudi che si eseguono più agevolmente con la bella stagione – precisa il Cfo – e la flessibilità in azienda è alta». Merito anche dell'ottimo rapporto con le controparti sindacali, facilitato dalla dinamica di crescita, ma anche dalla scarsa presenza femminile, come nella stragrande maggioranza delle imprese metalmeccaniche. «Le donne sono solo negli uffici, non nei reparti produttivi, ma ci stiamo comunque impegnando per agevolare la conciliazione famiglia-lavoro – racconta Manzato – finanziando assieme al Comune di Podenzano e ad altre imprese del territorio un asilo nido che aprirà l'anno prossimo».

Se nella casamadre le ferie si fanno a rotazione spalmandole sui dodici mesi dell'anno per rispettare gli impegni di produzione, non altrettanto avviene nella piccola filiale Drillmec di Collecchio (Parma), specializzata in macchine per l'estrazione di acqua: lì le porte aziendali sono chiuse e i 30 dipendenti si godono in vacanza il caldo di agosto.

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