Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2013 alle ore 15:02.

My24
Taranto, inquinamento e burocrazia «affondano» anche le cozze

Il "trasloco" da un mare all'altro e la Regione che boccia la deroga
Burocrazia, ritardi e inadempienze complicano peró il trasferimento e le cozze del primo seno approdano in Ma Grande quando la stagione di raccolta 2013 é alle porte o quasi. Trattandosi di un nuovo specchio di mare adibito all'attivitá ittica, le norme sanitarie prescrivono che le acque siano campionate per sei mesi consecutivi al termine dei quali si rilascia il nulla osta. Accade, quindi, che le cozze siano mature e pronte per la vendita ma il ciclo delle analisi sia ancora a tre quarti del suo percorso. I mitili, quindi, non si possono raccogliere e vendere. Il sindaco di Taranto, Ezio Stefáno, pressato dagli operatori che contabilizzano un terzo anno di crisi nera - e fra l'altro non sono stati ancora risarciti dei due anni precedenti -, chiede allora al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, una deroga speciale: poiché le analisi fatte sinora sono state tutte negative e il prodotto é buono - il migliore, dicono i mitilicoltori, dal 2005 ad oggi -, si considerino validi ai fini della vendita delle cozze quattro mesi di analisi anziché sei. Niente da fare, dice la Regione, che risponde attraverso l'assessore alle Risorse agroalimentari, Fabrizio Nardoni. Le norme, spiega Nardoni, avendo un impatto sulla salute pubblica ed essendo di derivazione europea, non sono aggirabili. La Regione Puglia non puó concedere deroghe rispetto ai sei mesi, né assumersi responsabilitá se quel prodotto svincolato anzitempo dai controlli, dovesse causare patologie sanitarie.

"Ma tenere il prodotto in mare per un altro mese o forse due, significa distruggerlo" osservano i mitilicoltori, per i quali é tardi aver convocato il tavolo tecnico regionale per il 3 settembre. Non é ancora stimabile la quantitá di prodotto che nel 2013 finirá ancora al macero. C'é da dire, peró, che l'anno scorso il valore commerciale delle cozze distrutte ammontava a circa 4 milioni di euro - al consumo un chilo di cozze costa mediamente un euro - e che Taranto ha una produzione totale di 40-50mila tonnellate annue. Parte del seme, che poi diviene cozza "adulta", viene esportato, cosí come parte del prodotto che si consuma arriva da altre localitá, Adriatico soprattutto, e Grecia. Paese, questo, dove alcuni operatori tarantini hanno anche loro impianti. Un centinaio, invece, le societá cooperative, a conduzione familiare, esistenti nel settore: ognuna, mediamente, con 5-7 addetti.

Mar Piccolo, disinquinamento ancora lontano
Esiste la possibilitá di riportare per intero l'allevamento dei mitili laddove é stato per decenni: si chiama disinquinamento di Mar Piccolo. A seguito dell'emergenza Ilva, il Parlamento ha infatti varato ad ottobre scorso una legge sulla bonifica di Taranto - parliamo dell'area esterna all'Ilva -. Centodiciannove milioni é il budget assegnato per ora al risanamento ambientale e il Mar Piccolo é una delle prioritá. Solo che il progetto richiederá tempo prima d'essere cantierizzato. "Su Mar Piccolo ci sono 25 milioni che dobbiamo spendere entro dicembre - dice Antonio Strambaci, responsabile del procedimento bonifica di Taranto - se non vogliamo perderli". É previsto che ad ottobre Arpa Puglia consegni lo studio con le risposte ai quesiti avanzati, ovvero stato dell'inquinamento in Mar Piccolo, fonti inquinanti e dinamica delle correnti. Sulla base di questi elementi, si sceglierá poi la modalitá di intervento piú appropriata. Tra le ipotesi in campo, il dragaggio - giá all'ordine del giorno nel 2005 ma poi scartato perché si ritenne che, smuovendo i fondali, si sarebbero messi in circolazione gli inquinanti - e la copertura con argilla delle parti inquinate.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi