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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2013 alle ore 15:16.

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Ilva di Taranto, cinque arresti. Colpiti i "fiduciari" di Riva nello stabilimento

«Tale sistema - si legge ancora - ha consentito ai Riva di continuare ininterrottamente attraverso la longa manus dei suoi fiduciari e nonostante varie sentenze penali emese a far data dal 1998 nei confronti dei vertici dell'Ilva di Taranto ovvero di suoi dirigenti, a gestire lo stabilimento siderurgico di Taranto secondo la cinica e spregiudicata logica della massimizzazione del profitto a scapico della salute pubblica e dell'ambiente».

Le rivelazioni del direttore dell'Ilva di Taranto
Sui "fiduciari" l'inchiesta è entrata nel vivo prima dell'estate. Più volte i finanzieri si sono recati nell'Ilva e hanno interrogato quanti avevano avuto a che fare con i "fiduciari". Si era così configurato meglio il ruolo di questo governo "ombra". Uno che ha raccontato bene chi fossero i "fiduciari" e cosa facessero è stato proprio l'attuale direttore dell'Ilva di Taranto, Antonio Lupoli. Questi, si legge nell'ordinanza, ha anche un colloquio a Milano con Daniele Riva, figlio di Emilio, il quale, riferendosi ai "fiduciari" definisce "scontata la loro presenza e il loro impiego senza che il loro compito dovesse variare rispetto al passato in quanto uomini di loro fiducia". E dei "fiduciari" e degli scontri con loro parlano anche diversi sindacalisti, tutti ascoltati dagli inquirenti.

Lo strappo del commissario Bondi
Appena insediato come commissario dell'Ilva su nomina del Governo, Enrico Bondi ha subito azzerato i "fiduciari" ponendoli davanti ad un aut aut: o state nell'Ilva, ma con una funzione chiara, oppure lasciate lo stabilimento di Taranto. Insieme al ritiro del ricorso contro il sequestro per 8,1 miliardi disposto dal gip Patrizia Todisco, l'azzeramento della struttura dei "fiduciari" è stato uno dei primi atti principali di Bondi che ha dato così segno di voler prendere le distanze dalla gestione della famiglia Riva.

I numeri dell'indagine: 22 arresti in un anno
Con i cinque di oggi, salgono a 22 gli arresti complessivamente fatti a partire dal 26 luglio 2012 per l'inchiesta madre dell'Ilva e filoni collegati. Oltre agli ex presidenti dell'Ilva, Emilio e Nicola Riva, che sono stati un anno (da luglio 2012 a luglio 2013) ai domiciliari, arrestati anche l'ex direttore del siderurgico Luigi Capogrosso, attualmente libero, anch'egli come per i Riva per decorrenza termini, nonchè l'ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, l'ex assessore all'Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva, l'ex consulente dell'Ilva di Taranto, Girolamo Archinà, gli ultimi tre attualmente ai domiciliari per la vicenda relativa all'autorizzazione delle discariche nel siderurgico. Nei loro confronti l'accusa è di concussione.

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