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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 06:50.
L'ultima modifica è del 18 settembre 2014 alle ore 12:23.

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ROMA - Tramonta prima di nascere il rigassificatore di Trieste, chiude i battenti sin dal progetto quello di Brindisi, è in lenta gestazione quello dell'Enel a Porto Empedocle, funziona (ma solo perché i tormenti autorizzativi l'hanno comunque materializzato prima della crisi dell'economia e dei consumi energetici) quello di Rovigo. Ed ecco, in questi giorni, il nuovo segnale di stop al sogno di dotare l'Italia di una via alternativa e più flessibile all'ormai imperante gas, per diventare addirittura un "hub" metanifero dell'intera Europa.

Il sogno traballa nel destino dell'impianto offshore di Livorno, frutto di una joint tra il colosso tedesco EOn e il gruppo Iren con la stragrande maggioranza (46,79% ciascuno, ma con il ruolo di driver gestionale a EOn) e due soci di minoranza (Olt Energy Toscana della famiglia Belleli, già artefice del progetto con una partecipazione ora scesa al 3,73%, e il partner per il trasporto Golar Offshore con il 2,69%). L'impianto comincia a funzionare, ma tra mille tormenti che rischiano di minarne il futuro. Olt Toscana dovrebbe essere capace di 3,75 miliardi di metri cubi di metano l'anno (circa il 4% dei consumi nazionali), grazie ad un progetto per ora unico al mondo di una nave rigassificatrice ancorata a 22 chilometri al largo di Livorno che travasa metano liquido dalla navi "gassiere", lo ritrasforma e lo pompa in una conduttura allacciata alla rete nazionale di Snam.

L'impianto è già in funzione in regime di "collaudo". Collaudo tecnico, per vedere se tutto va a dovere, e economico-normativo per mettere a punto i giochi del mercato e della regolamentazione. Criticità sul primo versante sembra (sostengono gli artefici) che non ce ne siano, anche se una raffica di interpellanze guidate in Parlamento dal Movimento Cinque Stelle censurano pericoli per l'ambente e le popolazioni.

Le manovre sono comunque partite ad inizio settembre, con due approdi metaniferi e conferimenti giornalieri dai 3 ai 5 milioni di metri cubi di metano alla rete Snam. Bene? Non tanto. Il problema è nella redditività del progetto, già minato dalle lungaggini autorizzative con relativo aumento dei costi, passati (tutto doveva essere in funzione tre o quattro anni fa) da 430 a 850 milioni di euro. Nel frattempo il mercato, sull'onda della crisi globale, è cambiato: l'Italia chiede il 10% in meno di metano, che si compra a buon prezzo via tubo sui mercati spot. Il ritorno dell'investimento non è più assicurato e il "driver" EOn ha chiesto all'Authority di ripristinare il sistema di garanzie (rimborsi assicurati con un'addizionale sulle tariffe dei consumatori) a cui il consorzio, ingolosito dal vecchio scenario, aveva voluto rinunciare evitando l'obbligo di aprire la struttura ad altri operatori.

EOn si è appellata alla protezione pubblica del rigassificatore toscano che deriverebbe dal documento governativo sulla strategia energetica nazionale (Sen). L'Authority ha detto no: nessun ripristino del sistema di garanzie dopo la rinuncia formale. EOn ha fatto ricorso al Tar della Lombardia e lo ha vinto. L'Authority (slalom non nuovo) si è appellata al Consiglio di Stato. EOn ha tentato nel frattempo la mossa risolutiva, chiedendo direttamente al Ministero dello Sviluppo di comprendere formalmente il rigassificatore livornese tra le opere energetiche "di interesse strategico nazionale". Cosa che garantirebbe, per altra via, il ripristino del sistema di garanzie. Il verdetto del ministero dovrebbe giungere a breve. Ma ecco l'ultima, curiosa, sorpresa. A battersi in tutte le sedi (anche quella ministeriale) contro la richiesta di EOn è il socio di minoranza Olt Energy Toscana della famiglia Belleli. Il piccolo socio, che ha visto la progressiva diluizione della sua quota a causa dell'indisponibilità a far fronte all'aumento dei costi del progetto, si ritiene danneggiato dalla gestione di EOn, chiede (lo ha fatto anche con una missione nella capogruppo in Germania ottenendo però un fermo diniego) una «rivalorizzazione» gratuita della sua partecipazione, o in alternativa un rimborso in denaro. E intanto ha piazzato, per meglio farsi sentire, una fastidiosa mina in casa propria. Sta bussando al ministero per dare man forte non ai soci ma all'Authority: guai a favorire EOn con un sistema di garanzie «che coprirebbe mancanze gestionali addossandone l'onere ai consumatori con un aggravio tariffario».
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IL NUMERO850
L'investimento
Il progetto Olt, il cui investimento complessivo ammonta a circa 850 milioni di euro, ha previsto la conversione di una nave metaniera nel terminale galleggiante di rigassificazione "Fsru Toscana" che è stato collegato da una condotta di 36,5 chilometri (29,5 a mare e 7 a terra) alla rete nazionale di Snam Rete Gas. Il gasdotto di collegamento è stato realizzato e verrà gestito da Snam Rete Gas. Il terminal è davanti alle coste di Livorno e Pisa

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