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Pompei, otto mesi di passione

17 luglio 2014

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Impresa & Territori Made InUn progetto in salita e dai tempi stretti

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Un progetto in salita e dai tempi stretti

Tanto più se si ha il fiato sul collo non solo della Ue, ma pure dell'Unesco, che ha preteso di vedere entro fine 2013 un piano di gestione di Pompei che assicurasse al sito – inserito nell'elenco dei patrimoni dell'umanità – un futuro dignitoso. Altrimenti – aveva minacciato l'Unesco – l'area sarebbe stata depennata dalla lista dei tesori mondiali.
Quel piano è arrivato sul filo di lana: è stato firmato dai Beni culturali e dai rappresentanti degli enti locali il 23 dicembre scorso. E anche di questo protocollo Nistri e il suo vice dovranno tener conto, soprattutto quando si tratterà di disegnare, entro ottobre prossimo, il piano strategico per rivitalizzare il territorio in cui si trovano Pompei, Ercolano e Torre Annunziata. L'obiettivo è la riqualificazione ambientale e urbanistica della zona così da poterla rilanciare turisticamente.

Anche di questo si dovrà occupare Nistri attraverso l'Unità grande Pompei, che sarà dotata di autonomia contabile e amministrativa, avrà propri mezzi e personale (massimo dieci addetti). Tutto appartiene, però, ancora al futuro, perché la struttura dell'Unità la deve disegnare quello stesso decreto che deve dare forma all'ufficio del Grande progetto Pompei. E intanto, il conto alla rovescia è partito.
C'è poi da sistemare la partita delle soprintendenze con cui Nistri e il suo vice Magani dovranno avere a che fare. La legge Valore cultura ha voluto che la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei si dividesse in due uffici. E così il 23 dicembre sono ufficialmente nate la soprintendenza speciale di Pompei, Ercolano e Stabia e quella di Napoli (non speciale, cioè non dotata di autonomia organizzativa e contabile). Ora si tratta di trovare i dirigenti. La selezione è stata avviata e le candidature dovranno essere inviate al ministero entro domani. Va da sé che la nomina alla soprintendenza di Pompei è delicata, perché chi vi arriverà dovrà essere pronto a dialogare con i responsabili del Grande progetto.

Non sarebbe, infatti, la prima volta che tra soprintendente e commissario o city manager – come sono stati, prima che si passasse al direttore generale, appellati gli "esterni" che hanno cercato di fermare il degrado di Pompei – ci si è guardati in cagnesco.
D'altra parte la telenovela del salvataggio di Pompei ha quasi trent'anni. Il primo intervento straordinario è del 1976: vengono stanziati 3 miliardi di lire, a cui nel 1985 se ne aggiungono altri due. Nel 1997 la soprintendenza diventa autonoma e arriva il primo city manager. L'accoppiata soprintendente e manager, però, produce soprattutto guasti. Nel 2008 altro stato di emergenza: arriva un super-commissario, con una dote di 21 milioni di euro. La gestione finisce in tribunale.
Adesso è la volta del direttore generale, che deve vedersela con problemi sempre più grandi e con il tempo che inesorabile ha iniziato a scorrere.

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