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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2014 alle ore 06:36.

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MILANO
Per la procura di Milano esisteva un vero e proprio "metodo Ilspa", un sistema consolidato in base al quale Infrastrutture lombarde - la controllata lombarda travolta dall'inchiesta per truffa, associazione a delinquere e turbativa d'asta - affidava la costruzione delle opere. La caratteristica principale di questo sistema era l'assenza di preventivi regolari e l'aggiramento delle gare. Gli inquirenti lo scrivono nella richiesta di custodia cautelare in carcere dell'ex dg della società Antonio Rognoni. A giustificare la ricostruzione un'intercettazione ambientale del luglio 2012, che secondo i pm dimostra che Rognoni «era ben al corrente delle varianti per i lavori di realizzazione del nuovo Pirellone che venivano formalizzate ben dopo l'esecuzione degli stessi».
Per i pm inoltre le «ramificate reti di relazioni politico-affaristiche» di Rognoni e delle altre persone arrestate giovedì scorso hanno agevolato «la commissione dei reati, insieme con la persistenza di oscure commistioni di posizioni ed interessi in grado di contaminare l'azione di supporto o di controllo».
Nelle richiesta i pm spiegano come gli incarichi relativi ad appalti per importanti opere pubbliche venissero definiti tramite «intese clandestine tra le parti dove le singole prestazioni venivano gonfiate, dilatate per far volume, simulate». Da altre intercettazioni emerge anche che Rognoni e Alberto Porro (indagato) parlano di non lasciare tracce delle scelte delle consulenze. «Non scriverti ste robe qui, porca puttana!» dice Rognoni a Porro, che risponde «no, no di questa roba qui esiste solo una copia, questa qua e poi la buttiamo via!». E ancora Rognoni aggiunge: «Sì, ho capì, ma scrivi x, y e z» e Porro replica: «Ok, tanto poi questi li trituriamo».
Ieri intanto Rognoni, di fronte al gip Andrea Ghinetti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Verrà interrogato probabilmente la prossima settimana dai pm.
Altri indagati in custodia cautelare in carcere o ai domiciliari hanno invece rilasciato dichiarazioni spontanee. Ha parlato di procedure regolari e di «affidamenti fiduciari» l'ex responsabile dell'ufficio Gare di Infrastrutture Lombarde, Pierpaolo Perez. Stando a quanto riferito dal suo legale Giovani Briola, c'era la necessità di portare avanti quelle opere entro determinati tempi.
Intanto dall'informativa della Gdf emergono altri dettagli dell'inchiesta. Si legge che «soliti professionisti legati alla loro appartenenza piuttosto che alle loro specifiche competenze e in particolare da una fitta rete di relazioni e di rapporti intessuta dagli avvocati Carmen Leo e Fabrizio Magrì, legati alla Compagnia delle Opere e agli ambienti della presidenza della Regione Lombardia e al movimento di Cl». Si citano i rapporti con Luigi Roth e Nicola Maria Sanese, ex segretario generale della Regione Lombardia e Raffaele Cattaneo.
Dalle intercettazioni emergono anche contrasti tra Rognoni e il management di Expo 2015. «Rognoni era interessato a conquistare un ruolo decisionale sempre più pregnante nella gestione di appalti connessi all'evento. Affiorano contrasti con il Rup di Expo Carlo Chiesa e con il dg del progetto Angelo Paris e con lo stesso ad della società Giuseppe Sala». L'occasione di discussione era spesso la figura di Antonio Acerbo, ex dg di Milano, ora all'Expo, che veniva usato «per innescare una polemica con Sala, ma si coglieva che fosse il pretesto per esercitare maggiore influenza negli appalti di Expo». Paris e Chiesa parlano anche di «scorrettezze che Rognoni ha fatto sulla gara della piastra su cui voleva incidere prima del provvedimento di bando». Pressione non andata a buon fine.
Intanto la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex Governatore lombardo Roberto Formigoni nell'ambito del procedimento per la realizzazione di una discarica
di amianto a Cremona.
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