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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2014 alle ore 16:11.

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Grande sperequazione invece per le famiglie. Quelle con bassi consumi hanno pagato nel 2013 prezzi dell'elettricità inferiori a quelli medi europei. Per i consumi inferiori ai 1.000 kWh/anno, la differenza è del 17% in meno come nel 2012. Per tutte le altre classi di consumo, invece, i prezzi elettrici italiani sono risultati superiori alla media dell'area euro. Il divario si sta comunque riducendo: per i consumi fra 2500-5000 KWh, i prezzi sono aumentati del 4,2%, meno del +5,5% dell'area euro, con picchi del +10,8% in Germania e del +7,7% in Francia.

Il disagio sociale
Il vero problema sta nella capacità effettiva di pagare la bolletta in tempo di crisi. Un problema che si manifesta in maniera crescente «anche nel cosiddetto mercato di massa, con un aggravarsi della morosità di imprese e famiglie». Bisogna dunque «stringere selettivamente le maglie della regolazione per tutelare i cittadini in effettivo stato di difficoltà economica ed evitare le facili sospensioni del servizio, contrastando al tempo stesso comportamenti opportunistici», anche perché è doveroso parlare – ammonisce Bortoni - di autentica «povertà energetica. Nel 2013 il numero di famiglie cui sono stati erogati i bonus sociali è stato di oltre 1,5 milioni ma solo il 35% degli aventi diritto fa richiesta». Sconti che vanno estesi ritoccando i meccanismi e semplificando le procedure di accesso.

Chiarezza, intanto
Chiarezza, trasparenza, correttezza contrattuale. L'Authority preme e promette nuovi interventi. Con la "bolletta 2.0", ad esempio: arriverà un foglio semplificato con un prospetto chiaro di quel che paghiamo ma anche con un confronto immediato con le altre formule contrattuali disponibili sul mercato, a partire dalla vecchia tariffa di maggior tutela (per chi l'avrà lasciata), con la possibilità di ripristinarla con la massima facilità.

L'assalto delle rinnovabili
Certo, tutto è reso più difficile dalle profonde mutazioni strutturali dei mercati energetici, pressati dalle promesse, ma anche dalla problematicità, delle fonti rinnovabili. «Nel 2013, i costi dell'incentivazione delle fonti rinnovabili sono stati di circa 10,7 miliardi di euro, di cui circa 10 coperti tramite la componente A3 della bolletta. Per il 2014, stimiamo 12,5 miliardi di euro, di cui circa 12 coperti dall'A3».
Nel 2013 la produzione elettrica da fonte rinnovabile (110 TWh circa, il 60% da idroelettrico) è cresciuta del 17%, grazie dell'incremento della generazione eolica (15 TWh, +12%), fotovoltaica (22,4 TWh, +19%), da biomassa e rifiuti (14 TWh, +12%), e idroelettrica (52,2 TWh, +21%). E così «il nostro parco di generazione ha cambiato radicalmente struttura, con una quota di fonti rinnovabili che in potenza installata a fine 2013 ha superato il 37% del totale». E la rivoluzione del mix produttivo «è ora tale che una quota di circa il 30% della produzione nazionale, quella rinnovabile con costo variabile nullo, offre a zero la vendita della propria energia pareggiando di fatto la produzione nazionale a gas quanto a volumi prodotti».
Certo, il cambiamento del mix produttivo e della sua distribuzione territoriale «ha inciso sensibilmente non soltanto sui mercati all'ingrosso, ma anche sul funzionamento del servizio di dispacciamento, nonché sullo sviluppo e sulla gestione delle reti. Tutto ciò a rischio di nuove inefficienze e di possibili criticità per la stessa sicurezza del sistema» sottolinea Bortoni confermando i recentissimi allarmi lanciati dagli analisti ma tributando comunque agli operatori istituzionali (Terna e Gme) la capacità di svolgere con impegno i loro compiti.

Il taglia bollette
L'Autorità per l'Energia giudica positivamente la strategia messa in campo dal Governo per assicurare un taglio del 10% delle bollette per le piccole e medie imprese. Giusta la scelta «di ridurre gli oneri senza redistribuirli ad altre categorie di consumatori come è stato fatto in passato», anche se «bisognerà fare attenzione agli strumenti che verranno scelti per la sua applicazione».

Timidezze europee
«Non ha brillato nel passato, va ribadito con forza, la gestione sovranazionale della timida politica energetica di Bruxelles, troppo spesso caratterizzata da complessità, da burocratizzazione, insomma da tecnocrazia al posto di scelte politiche» afferma il Presidente dell'Authority. Che chiede «ai rappresentanti del Governo italiano e agli italiani nelle istituzioni europee in fase di ricambio di essere portavoce, pivot e promotori per ancorare l'energia al dominio europeo e per favorirne in ogni modo un rinnovamento, partecipando attivamente ad impostare una nuova Europa di governance nell'energia, più ambiziosa e capace di fare scelte politiche unitarie». Il semestre italiano – invita Bortoni – può e deve essere l'occasione per cambiare verso a questa politica.

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