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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2014 alle ore 10:51.
L'ultima modifica è del 27 giugno 2014 alle ore 11:59.

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Chi ben comincia, è già in Europa. Più di 780 milioni di euro in forniture di componenti, oltre 18 per le sole attività di R&D: le aziende italiane e lombarde lasciano il segno su Iter, il programma trentennale per la costruzione di un reattore a fusione a Cadarache (Francia). Il lavoro di squadra attivato tra aziende e poli di ricerca si riassume nelle cifre illustrate ieri in un convegno ospitato da Assolombarda da Enea, Confindustria Lombardia e Lombardy Energy Cleantech Cluster. Qualche dato? Le nostre imprese si sono aggiudicate il 26% dei 280 appalti gestiti dall'agenzia europea Fusion For Energy, con una percentuale di successo delle offerte pari al 46%. E la partita, da qui al giro di boa del 2020, non è neppure alla metà.

Sul piatto ci sono altri 2,3 miliardi di euro in nuovi appalti, con un target ben definito su piccoli componenti, sistemi tecnologici ed ausiliari. Per dirne alcuni: robotica, diagnostica, accensione e riscaldamento del plasma... Terreni più abbordabili per le medie imprese, rimaste in sordina in una prima metà di progetto riservata a grandi componenti, opere e civili e infrastruttura: se nella "fase 1" ben l'80% dei 2,9 miliardi investiti è confluito nelle commesse di grosse aziende, il valore medio dei contratti previsti dal 2014 in poi non va oltre i 5 milioni di euro. Proprio le aziende lombarde possono giocare da protagoniste la seconda tranche delle gare: «La Lombardia vanta un'eccellenza del settore, sia che si parli di materie prime, sia di componentistica complessa. Secondo dati statistici, la quota delle "nostre" società potrebbe arrivare al 50% del potenziale italiano» spiega al Sole 24 Ore Alberto Ribolla, nella doppia veste di presidente di Confidustria Lombardia e del Lombardy Energy Cleantech Cluster.

«Iter rappresenta una grandissima opportunità per il settore dell'impiantistica: dà l'opportunità di fare un incrocio tra ricerca e settore imprenditoriale, nell'ottica di un'innovazione più "market oriented" - sottolinea Rosario Bifulco, consigliere incaricato per la competitività territoriale, Ambiente ed Energia di Assolombarda - In più, è una competizione interna all'Europa, ad armi pari: un'occasione importante per procurarsi lavoro». Ma dove si genera il valore aggiunto? La concorrenza estera può essere spietata, anche all'interno dei confini Ue... «Le gare riguarderanno soprattutto società del settore impiantistico, sia meccanica che nel filone di componenti elettriche e magnetiche. Si tratta di prodotti sofisticati, con un alto tasso tecnologico. Qui sta il nostro valore».
A proposito di tecnologie: si parla spesso del circolo virtuoso tra impresa e ricerca, tanto più decisivo in un settore che richiede qualifiche selezionatissime. La catena funziona, in Lombardia? «È noto che il rapporto tra i due mondi non è ancora fluido come potrebbe. Ora le imprese guardano con più attenzione alla value chain, le università fanno lo stesso con il mercato – osserva Ribolla - L'unione fa la forza: e non è un caso che sugli aggregati, come i "cluster" della Lombardia, si indirizzino i soldi della Commissione Europea».

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