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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2014 alle ore 09:05.

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Più che un centro commerciale è una vera e propria cittadina di 40mila abitanti che risplende di luce propria nell'Oman ricco di prospettive e vita frenetica. A disegnarne e realizzarne almeno per il 50% il progetto un tandem italiano formato dall'architetto Fabrizio Baroni Fraboni insieme allo studio Archea e l'azienda Tecnoshops di Fano con un fatturato di una sessantina di milioni e da trent'anni presente con discreti risultati in Russia, che impegnerà gran parte dei suoi 220 dipendenti per l'opera.

Spetterà, infatti, alla società italiana il compito di costruire il lussuoso hotel di 30mila metri quadrati e 250 camere. Il centro conterrà anche un centinaio di abitazioni, quindici sale di proiezione e due piani per una "shopping experience" all'interno della quale sfileranno, uno per un, tutti i più noti brand mondiali, con Centri benessere, Spa e negozi. In tutto 180mila metri quadrati di piazze, fontane insieme a 40mila abitanti che potranno vivere autonomamente usufruendo dei servizi offerti dalla struttura desiderata ardentemente dal sultano dell'Oman.


Visto che il progetto parla quasi interamente italiano con un investimento di 300 milioni di dollari da parte dello Shopping Center Holding Salalah, bisogna aggiungere anche che il Multi-mixed centre in Salalah è unico nel suo genere. È vero che sono presenti realtà simili a Miami negli Usa di nome Ball Harbour e il Cidade in Brasile. Ma entrambi non sono costruiti con materiale ecofriendly e da architetti italiani che hanno reinterpretato in chiave nostrana la finestra di storica memoria araba, la mashrabiya, che serve a filtrare la luce e il sole e a risparmiare energia. Che è la funzione principale del materiale ecosostenibile del quale è composto l'intero edificio, una modernità che non solo serve a differenziarlo dalle strutture in Brasile e Stati Uniti, ma caratterizza il brand italiano in tutto il mondo.

Unico esemplare realizzato in Medioriente, avrà bisogno di un certo tempo per il suo completamento. Tre anni per realizzarlo con circa 3000 dipendenti pronti all'adempimento. I lavori salvo soprese inizieranno fra sei mesi.
«Il progetto rispetta l'identità e lo spirito del luogo – afferma l'architetto Fraboni – con volumi che si rifanno alle forme dei castelli presenti in zona. In questo caso l'architettura è intesa come elemento rappresentativo di un popolo che aspira al progresso ma non dimentica di restare nel solco della tradizione, e la rivisitazione della finestra araba è un contributo all'avanzamento dell'architettura locale».

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