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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2014 alle ore 06:40.

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ROMA
C'è' una domanda di made in Italy che cresce. «Se lavoriamo bene sull'offerta abbiamo davanti vent'anni di benessere reale». Carlo Calenda, vice ministro allo Sviluppo economico, ha lanciato questa sfida concludendo i lavori del forum del Comitato Leonardo, ed ha indicato i numeri delle potenzialità del nostro paese, presentando ufficialmente il Piano straordinario per il rilancio internazionale dell'Italia: 50 miliardi di export in più al 2016; 20 miliardi di flussi aggiuntivi all'anno di investimenti; altre 22mila aziende che diventeranno stabilmente esportatrici nel prossimo anno.
In platea, alcuni grandi nomi del made in Italy, che fanno parte del Comitato Leonardo, 120 aziende, 300 miliardi di fattorato, con una forte vocazione all'export e alla presenza internazionale. «È una prima e impegnativa risposta alle aspettative degli operatori del settore, è una buona notizia», ha commentato la presidente, Luisa Todini. Consolidare la presenza italiana nei mercati storici ed espandersi in quelli nuovi «è una missione possibile - ha continuato - purchè si definisca un programma organico e pluriennale di politiche che possano intervenire sulle variabili chiave per l'export, specie sul sistema istituzionale di governance». È quello che ha in mente il governo e che Calenda si propone di mandare a regime operativamente il prossimo anno. 2015, l'anno del made in Italy, è il titolo delle 19 pagine del piano: sarà presentato al primo Consiglio dei ministri di settembre. Entro luglio verrà varato il piano di riorganizzazione dell'Ice. Ci sono da intercettare quegli 800 milioni di consumatori in più della classe media che si creeranno nei prossimi 15 anni; ci sono spazi nei mercati che crediamo maturi, come gli Stati Uniti.
Le aziende stanno facento la propria parte, è la convinzione di Licia Mattioli, presidente del Comitato tecnico per l'internazionalizzazione di Confindustria, ma vanno messe nelle condizioni di poter lavorare. Non ci sono solo i problemi del paese, dalla burocrazia al fisco, ma quello dei dazi, ha sottolineato la Mattioli, o delle barriere non tariffarie. È importante in questo contesto, ha aggiunto, l'accordo di libero scambio Usa-Ue, che si sta discutendo. Come è importante, e l'ha sottolineato anche la Todini, che venga definitivamente approvata in Europa, l'indicazione di origine, il Made In, su cui l'Italia ha fatto una forte battaglia.
Il piano del governo prevede cinque azioni in Italia e cinque azioni all'estero. In Italia si va dal potenzialmento dei grandi eventi, a partire dall'Expo, al voucher per l'export-manager (si prevede di formare fino a 2mila manager in cofinanziamento con le Regioni), al road-show per le pmi, per allargare il numero delle imprese che esportano, alla piattaforma di e-commerce per le pmi. All'estero si punta sulla grande distribuzione, piani speciali per alcuni mercati, concretizzare la ricaduta dell'Expo, un piano di comunicazione contro l'Italian Sounding e l'attrazione di investimenti. I dipendenti dell'Agenzia Ice e di Invitalia che lavorano su questo aspetto saranno unificati (sotto l'una o l'altra struttura). L'Agenzia Ice, ha detto il presidente Riccardo Monti, si impegnerà a predisporre programmi di promozione sulla base del piano del governo. Si punta ad una maggiore efficienza, alla valutazione del merito e del risultato.
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