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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2014 alle ore 11:52.

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Delusione. Il decreto legge sull'Ilva varato ieri sera dal Consiglio dei ministri delude i sindacati e apre la strada ad una serie di perplessità. Forse perchè caricato di molte aspettative, si pensava che il decreto potesse segnare una svolta in una vicenda complicatissima che sinora ha visto quattro leggi, di cui tre specifiche, innumerevoli vertici a Palazzo Chigi, e due anni di tensioni, cioè da quando, a luglio 2012, la Magistratura di Taranto, nell'ambito dell'inchiesta sull'inquinamento dell'Ilva, sequestrò gli impianti dell'area a caldo del siderurgico.

In realtà, il decreto uscito ieri sera dal Cdm e che ora affronterà la "navigazione" parlamentare per essere convertito in legge, si presenta in una forma strutturalmente diversa da come si pensava e da come lo descrivevano anche le bozze circolate sino a poche ore prima dello stesso Cdm. Dei tre punti previsti, ovvero più agevole uso dei soldi che la Procura di Milano ha sequestrato ai Riva per reati fiscali e valutari, istituzione di un commissario ambientale e prededuzione per i finanziamenti che l'azienda avrebbe chiesto alle banche, alla fine il decreto contiene solo quest'ultimo aspetto. Non una parola, invece, sui soldi sequestrati e sul commissario ambientale.

Sull'utilizzo delle risorse sotto chiave pare abbia pesato il freno del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che avrebbe osservato come quest'utilizzazione strida col fatto che la vicenda del sequestro non ha ancora visto un giudizio di primo grado, anche se va detto che già la legge 6 dello scorso febbraio, Ilva-Terra dei Fuochi, ne ha previsto l'utilizzo sia pure al termine di un percorso imperniato su piano industriale e consultazione degli azionisti. Invece sull'istituzione del nuovo commissario ambientale - incarico che sarebbe dovuto probabilmente a andare a Edo Ronchi, già sub commissario con Enrico Bondi - avrebbe influito il no del premier Matteo Renzi, contrario allo sdoppiamento perchè ritenuto anche un elemento di confusione sotto il profilo della gerarchia decisionale in azienda. Il commissario dell'Ilva resta quindi uno, Piero Gnudi, nominato dal Governo lo scorso 6 giugno in sostituzione di Bondi, affiancato da un sub commissario. In pratica quanto le leggi 89 del 2013 e 6 del 2014 già prevedono.

In quanto alla prededuzione dei finanziamenti, il Governo l'ha inserita nel decreto per dare una garanzia alle banche, sinora molto restie nell'esporsi ulteriormente verso un'azienda colpita da una crisi gravissima. Ora, con la prededuzione, le banche sanno che qualora dovessero dare soldi all'Ilva - si parla di 300-350 milioni -, il loro credito sarà tutelato e in un eventuale default non rimarrà intrappolato. I finanziamenti su cui sarà possibile applicare la prededuzione possono riguardare sia la parte ambientale su autorizzazione del ministero dell'Ambiente, sia quelli funzionali "alla continuazione dell'esercizio di impresa e alla gestione del relativo patrimonio" con assenso del ministero dello Sviluppo economico, si afferma nel decreto legge.

"Il ricorso alla prededucibilità - si legge nella relazione che accompagna il dl - è volto a facilitare la concessione del finanziamento e si giustifica in ragione degli interessi di carattere generale che si intendono perseguire, in particolare il risanamento ambientale e la continuità e valorizzazione dell'impresa. Il raggiungimento di tali obiettivi giustifica la compressione dei diritti particolari dei creditori, la cui possibilità di soddisfacimento è, in ogni caso, rafforzata dalla continuità dell'esercizio di attività d'impresa. Il modello dell'attestazione preventiva, rispetto al momento in cui l'impresa commissariata individua il finanziatore e il finanziamento, assicura che la prededucibilità - si legge ancora nella relazione - rimanga circoscritta al raggiungimento degli interessi superiori di cui si è detto. Esso - si specifica - è stato mutuato dall'articolo 182-quinquies della legge fallimentare, sostituendo al tribunale il ministro competente in ragione dello scopo del finanziamento".

"Non ci siamo - commenta Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim Cisl -. Non è questo il provvedimento che serve all'Ilva. C'é bisogno di un rilancio dell'azienda partendo dall'applicazione del piano ambientale. Invece - osserva Bentivogli - ci ritroviamo con un provvedimento che, bene che vada, permetterà solo di gestire i prossimi mesi, consentendo probabilmente di pagare stipendi ai dipendenti e lavori delle imprese. Il Governo mostra di navigare a vista, delegando i problemi a chi comprerà tra qualche tempo l'azienda. Ormai é chiaro: il cambio del commissario é stato fatto solo per accelerare la vendita dell'Ilva". "Se pensano di anestetizzarci - aggiunge Antonio Taló, segretario Uilm Taranto -, hanno sbagliato. Il decreto é privo degli aspetti fondamentali. Bisognava e bisogna usare le risorse sequestrate perchè i lavori di bonifica necessitano di interventi finanziari ingenti. Lo diciamo da tempo e l'ha detto anche il sub commissario Ronchi. Invece il Governo ha completamente abbandonato questa strada. Ma forse Governo e commissario pensano che, con la prededuzione, le banche possano finanziare tutto, dall'Aia alla gestione corrente? Ma stiamo scherzando?"

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