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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2014 alle ore 13:56.
L'ultima modifica è del 11 luglio 2014 alle ore 14:28.

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Era nell'aria da mesi ma, come sempre, quando infine accde, un evento a lungo annunciato suscita un vespaio di reazioni e commenti che si incalzano e contraddicono a vicenda. Non è un fatto da poco, del resto: la marchigiana Indesit Company, una delle ultime grandi aziende di elettrodomestici italiane (circa tre miliardi di ricavi e tre siti produttivi nel Paese), passa di mano e finisce anch'essa, come sempre più spesso accade alle aziende italiane, sotto il controllo di un gruppo straniero, l'americana Whirlpool.

Le opinioni sul matrimonio con Whirlpool si spaccano: l'acquisizione potrebbe essere una grande opportunità di rilancio, per un'azienda che certo non manca di know-how e capacità produttiva, ma che solo un anno fa dichiarava 1.400 esuberi e a dicembre dello scorso anno ha scongiurato i licenziamenti con un'accordo tra sindacati, azienda e Governo che hanno previsto la cigs per 1.783 addetti insieme a un piano di investimenti di 83 milioni fino al 2016. Tuttavia le prime reazioni sono di cautela, in attesa di conoscere i piani dei nuovi proprietari, soprattutto per quanto riguarda l'occupazione.
«Non mi aspettavo un accordo così presto, pensavo che ci sarebbe stato un maggiore processo di riflessione - ha commentato stamane il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca -. Prima di formulare un giudizio vogliamo capire che cosa questo accordo sottintende, quali sono le relazioni con il territorio e tutto questo trova la sua espressione nel piano industriale. Se il piano industriale porta più competitività, e più possibilità di sviluppo futuro e dunque una visione che guarda ai prossimi anni con la possibilità di creare reddito e occupazione per il territorio è un buon accordo. Se va in una direzione differente faremo le nostre valutazioni».
Preoccupazione hanno espressamente espresso la Fiom e la Fim Cisl, che hanno chiesto una riunione d'urgenza al ministero dello Sviluppo economico per avere più dettagli sull'accordo e soprattutto garanzie sull'occupazione. Più morbida la posizione della Uilm, secondo cui «Esistono i presupposti perché l'acquisizione di Indesit da parte di Whirlpool avvantaggi la società acquirente e quella acquisita. Il sindacato vigilerà perché l'intesa in questione vada concretamente verso questa prospettiva».
Le valutazioni dovranno essere fatte anche alla luce del piano di investimenti varato dalla società nemmeno un mese fa. Un piano che prevede 83 milioni di investimento sui tre siti di Fabriano, Comunanza e Caserta e che dovrebbe rilanciare il gruppo, storico simbolo del made in Italy e del boom economico del dopoguerra, nato nel 1953 a Torino e acquisito poi dai Merloni, che nel 1985 spostarono la produzione a Fabriano. Indesit conta oggi una rete commerciale e produttiva internazionale, con stabilimenti anche in Russia, Regno Unito, Polonia e Turchia ma ha risentito fortemente della crisi che ha interessato tutto il settore degli elettrodomestici in Italia (che dal 2007 ha visto un crollo del 23% nella domanda) e in Europa, dove storicamente si concentrano produzione e vendite del gruppo. Nel 2009 Indesit perde il 17% dei ricavi, e si risolleva a fatica negli anni successivi, solo grazie ai mercati russo e britannico. Lo scorso anno l'azienda è riuscita a chiudere in utile e con una perdita contenuta del fatturato (-4,6%), grazie a una profonda ristrutturazione avviata dal cambio ai vertici che ha visto l'amministratore delegato Marco Milano subentrare ad Andrea Merloni nel ruolo di presidente.
In un contesto globalizzato, del resto, la crisi fa apparire Indesit una goccia nel mare, con 3 miliardi di fatturato che si devono confrontare con i 14 miliardi di Whirlpool, i 13 di Electrolux, i 9 di Bosch e i 4,5 di Arçelik 4,5. Quanto ai dipendenti, Indesit complessivamente dà lavoro a circa 16mila persone, di cui 4.300 in Italia. I siti del gruppo sono 8, di cui 2 in Polonia, uno nel Regno Unito, in Russia e Turchia.

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