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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2014 alle ore 17:57.

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Nemmeno il settore chimico-farmaceutico, che in Italia è tra i comparti più solidi e dinamici, è passato indenne alla crisi economica che ha drasticamente ridotto i consumi degli italiani negli ultimi anni. Tuttavia, la forte propensione alle attività di ricerca e sviluppo delle aziende del settore (tra le più innovative in Europa), unita a una decisa vocazione all'export, hanno garantito la tenuta del tessuto industriale, che mantiene il terzo posto in Europa, nel comparto, e l'11° nel mondo.

Una tenuta che porta con sé la prima buona notizia fotografata dall'Osservatorio Atradius sul settore: il rischio insolvenza – a discapito delle previsioni, che lo davano in aumento del 5% per l'anno in corso –va nel 2014 verso una stabilizzazione, seguita a una prima, lieve flessione, iniziata nel 2013.
Il rischio aumenta in realtà per le aziende più esposte sul mercato interno – ancora molto debole, sebbene previsto in recupero dell'1,4% quest'anno secondo le proiezioni di Federchimica - e in particolare per quelle che forniscono imprese operanti in settori in difficoltà, come costruzioni, auto, arredo e tessile o pelletteria.

Nel complesso, tuttavia, l'Osservatorio redatto dal gruppo internazionale di assicurazione commerciale e recupero crediti tratteggia un comparto solido dal punto di vista finanziario e in ripresa dal punto di vista economico, che si difende bene anche nel confronto con gli altri maggiori produttori di prodotti chimici e farmaceutici mondiali. Tra questi, i principali competitor sono gli Stati Uniti, dove il settore – in linea con l'andamento dell'economia nel suo complesso – è previsto in forte espansione, a tassi sempre crescenti almeno fino al 2018. Segue la Cina, dove alcune difficoltà legate in particolare alle politiche governative di contenimento dei prezzi e ai costi del petrolio non dovrebbero ostacolare la crescita di entrambi i comparti né compromettere la generale buona capacità di solvenza e liquidità, mediamente superiore a quella di altri settori.

In Europa, è dalla Germania che si attendono le migliori performance nei prossimi anni, mentre l'Olanda soffrirà un po' nel confronto extra-europeo. La Spagna risente delle politiche di contenimento della spesa pubblica per la sanità, mentre l'Italia, come accennato, presenta un quadro tutto sommatoincoraggiante. L'Osservatorio Atradius riporta una generale stabilità per tutti i parametri di rischio relativi ai crediti. Buone sono anche le valutazioni sulle condizioni di finanziamento per le aziende chimico-farmaceutiche, così come le previsioni sulla situazione del settore, dato in tenuta per quanto riguarda i margini di profitto e in miglioramento per quanto riguarda le vendite.
Lasciato alle spalle (secondo i dati di Federchimica) un 2013 dominato dai "segni meno" (tranne un modesto +0,8% alla voce export), il comparto si attende quest'anno un recupero della produzione pari all'1,6%, trainata dall'accelerazione sull'export (+2,6%) e da un recupero della domanda interna (+1,4%). Ovviamente la situazione è molto variegata a seconda dei sotto-settori, con la farmaceutica in testa, rimasta positiva anche negli anni di crisi: solo nel 2014 l'export (che rappresenta il 64% delle vendite) è aumentato del 14% e anche la domanda interna si sta riprendendo.

In ogni caso, sono da valutare positivamente, secondo Atradius, alcuni indicatori come la riduzione dei ritardi nei pagamenti nell'ultimo trimestre del 2013 rispetto allo stesso periodo dell'anno prima – una tendenza che dovrebbe essere confermata anche quest'anno. Il comparto è del resto quello che registra la minore mortalità di imprese in Italia, con il 4,6% nel 2013 contro, ad esempio, l'8,6% dell'industria di prodotti per la casa, l'8,1% dell'abbigliamento e l'8% dell'auto. Anche i casi di insolvenza (in diminuzione) sono sotto la media dell'industria nazionale.

Se i segni di forza delle aziende chimico-farmaceutiche italiane, conclude l'Osservatorio, sono soprattutto la vocazione all'export, la solida struttura finanziaria dei clienti e il posizionamento in alto delle classifiche mondiali, un forte punto di debolezza è invece l'aumento dei prezzi di materie prime ed energia, che difficilmente possono essere riversate sul costo finale dei prodotti per il consumatore. Oltre alla elevata competitività internazionale del comparto che, nonostante l'aumento costante di domanda di prodotti chimici e soprattutto farmaceutici a livello globale - rischia di rallentare la crescita dell'export, traino del settore.

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