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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2014 alle ore 15:34.

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Diversificare le fonti di approvvigionamento del gas in Italia abbassandone il costo, è la finalità del progetto Tap (10 miliardi di metri cubi annui) che sulla terraferma, nel Salento, avrà uno sviluppo limitato a pochi chilometri. Raggiunto l'approdo di San Foca dopo aver attraversato l'Adriatico, il gasdotto si svilupperà in direzione di Mesagne (Brindisi) per l'allaccio a Snam Rete Gas. Tap assicura che non c'è un impatto ambientale invasivo, nè devastante, cosa che invece non condividono sindaci del posto e movimenti schierati per il no. E sullo sfondo resta sempre la possibilità di portare il gasdotto nella vicina Otranto facendo un approdo unico sia per Tap che per l'altro gasdotto già autorizzato, quello di Igi-Poseidon.

"Tempa Rossa", Comune Taranto preoccupato per aumento inquinamento
È invece il timore di nuove emissioni inquinanti, di sversamento di greggio in mare e di ulteriori pericoli ambientali a causa dell'accresciuto traffico di petroliere, a portare il Comune di Taranto a dire no al progetto "Tempa Rossa". Un no che coinvolge anche diversi movimenti ambientalisti, i quali per domani hanno promosso un sit-in di protesta a Lido Azzurro alle porte di Taranto. Su "Tempa Rossa" sarà adesso una conferenza nazionale a decidere. Il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, chiede a Eni, coinvolto nel progetto, ma anche al Governo (ministeri Sviluppo economico e Infrastrutture) esplicite garanzie ambientali. Ritiene infatti che quelle fornite sinora (negli ultimi mesi ci sono stati diversi incontri) non lo siano. Il sindaco aveva pensato anche ad un referendum on line su "Tempa Rossa" mettendo a disposizione il sito istituzionale del Comune, ma l'idea, per ora, non ha fatto passi avanti.

Il progetto, 300 milioni di euro di investimento, fa capo alle compagnie Shell, Total e Mitsui mentre Eni è partner logistico. Si prevede che, attraverso una bretella di collegamento di una decina di chilometri, il petrolio estratto a "Tempa Rossa" in provincia di Potenza (2,7 milioni di tonnellate annue) sia "instradato" verso l'oleodotto di Viggiano-Val D'Agri, già attivo in Basilicata, per raggiungere Taranto. Nell'area del porto saranno costruiti due serbatoi per 180mila metri cubi di capienza complessiva. I due serbatoi funzioneranno alternativamente per stoccare il greggio e caricarlo sulle navi. Inoltre, sarà allungato di circa 300 metri il pontile petroli esistente. Aumenterebbe anche il traffico navale passando da 45 a circa 140 petroliere l'anno, le quali trasferiranno il greggio agli utilizzatori finali. Una base logistica, dunque, e nessuna lavorazione nella raffineria di Taranto. Però servono il via libera del Comune (che già nel 2012 aveva detto no con un odg del Consiglio comunale) e le necessarie autorizzazioni. Una decisione potrebbe arrivare a fine mese o, al massimo, a settembre perché il progetto, approvato dal Cipe, è già in ritardo.

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