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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2014 alle ore 17:53.
L'ultima modifica è del 15 luglio 2014 alle ore 18:11.

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La crisi economica continua a farsi sentire e gli italiani tagliano tutto ciò che appare superfluo e rinunciabile, come le vacanze. Quest'estate solo quattro italiani su 10 partiranno per la tradizionale villeggiatura, quella che dura da una a due settimane. Sono previste in viaggio, in altissima stagione (quando tutto costa dal 30 al 90% in più), circa 22 milioni di persone. Mentre, durante tutta l'estate si allontaneranno da casa per vacanze brevi, touring around, soggiorni in casa di amici e all'aria aperta 32 milioni di viaggiatori. I dati sono stati elaborati dall'Osservatorio Turistico della Montagna di Trademark Italia, attraverso un sondaggio effettuato dal 20 giugno al 6 luglio su oltre 2mila opertori del settore ricettivo (alberghi, residence, agenzie turistiche).

"Si prenota - affermano gli intervistati - seguendo queste linee: meno viaggi all'estero, soluzioni più brevi e più vicine, rarissimi week-end al mare, escursioni nei giorni feriali. Il periodo di ferie (vacanza principale) resta concentrato nei mesi di luglio e agosto, quando la produttività si riduce e le temperature aumentano di pari passo ai prezzi e servizi". Ci sono, in particolare, alcuni fattori fondamentali che determinano la scelta del viaggio. Il primo è il prezzo: almeno 2 turisti su 3 puntano su un acquisto conveniente, comprato dopo una ricerca intelligente. I turisti sono alla ricerca di value for money, non di "emozioni", che in alta stagione spesso corrispondono a località in grado di proporre pacchetti dall'aspetto imperdibile. Il secondo è l'uso del web: la rete ha accentuato la concorrenza tra gli operatori, che sempre più frequentemente competono sul fronte dei prezzi. Lo fanno tagliando comfort, servizi, garanzie e scampoli di qualità. OTA, social network, social media, forum e blog dedicati a viaggi e vacanze fanno sentire esperti anche i bambini e i prezzi finiscono per determinare delle scelte di località e strutture ricettive che non sono allineate con le aspettative del turista. Il vecchio passaparola, il consiglio dell'amico e del parente sono superati, dominano le scelte personali, soggettive, fai da te.

Il terzo è la richiesta di nuove tipologie di vancanze in montagna: la vacanza estiva in montagna da sempre all'insegna delle camminate salutari, dell'incanto, dei soggiorni pacifici lontano dal caldo e dalla confusione delle città, da un triennio almeno è diventata un patchwork di proposte di vacanza attiva e dinamica. Cercando di attrarre i più giovani, le comunità e gli enti di promozione alpini esaltano ed investono in nuove attività: cicloturismo, mountain bike, cross country, downhill, rafting, nordic walking, eccetera. Tre turisti adulti su dieci affermano che proprio queste violazioni producono serie perdite di appeal della montagna da parte dei suoi storici sostenitori.

In generale, gli operatori turistici del panel definiscono la stagione 2014 "piuttosto critica". L'accorciamento della stagione estiva (in montagna come al mare) continua e si consolida generando un sentiment negativo negli albergatori che sottolineano come "con 50-60 giorni di apertura non c'è remuneratività. Se il margine operativo si riduce diventa difficile stare sul mercato e impossibile aggiornare, riqualificare e rinnovare".

Inoltre, il 74% degli operatori segnala un calo della clientela italiana, mentre migliorano i flussi internazionali per il 17% circa degli operatori con un altro 62,2% che afferma che il movimento straniero sarà stabile. Interrogati sulla spesa media dei loro clienti, il 59,6% del campione rappresentativo degli operatori risponde che "la maggior parte dei turisti ridurrà la spesa media per la propria vacanza" con tagli lineari su tutti i consumi: scelta di località più vicine per risparmiare su carburante e autostrada, ricerca di prezzi speciali e sconti, meno consumi extra, ma soprattutto soggiorni più brevi.

C'è un dato trasversale alla maggioranza degli operatori: la riduzione dei ricavi. Il 58,3% degli intervistati si aspetta nel 2014 una contrazione del giro d'affari nell'ordine del 5-7% rispetto alla passata stagione estiva. Per una famiglia di 2,4 persone (media nazionale) l'impegno economico per la vacanza in montagna nell'estate 2014 si ridurrà a 1.050 euro (100 euro in meno del 2013). Le elaborazioni di Trademark Italia per l'estate 2014 indicano una flessione complessiva del movimento turistico del 6% che in alcune aree potrà superare il 10% (si tratta di indicatori di presenze e in misura minore di ricavi). Le località che non hanno significative quote di domanda straniera vedono crescere la congiuntura negativa, che significa un calo del movimento quantificabile tra il 3 e l'8%. Il problema sono i flussi nazionali, in flessione tra i 7 e i 10 punti percentuali rispetto al 2013. La costante di ogni stagione, dal 2005 in poi, è la conferma delle località dell'Alto Adige che nel 2014 salgono ai vertici delle richieste dei turisti stranieri.

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