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Pompei, otto mesi di passione

17 luglio 2014

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La Ue «commissaria» Pompei

POMPEI - Guai a utilizzare il termine nei corridoi del Mibact, ma per il Grande progetto Pompei si profila una sorta di commissariamento da Bruxelles. Il piano d'azione sottoscritto ieri mattina nell'auditorium degli scavi dal commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e dal governatore campano Stefano Caldoro inchioda l'Italia a un rigido cronoprogramma per la spesa dei 105 milioni cofinanziati dall'Ue entro il termine di dicembre 2015.

Ogni quattro mesi avrà luogo un monitoraggio per «sorvegliare l'attuazione nei tempi stabiliti» e «individuare tempestivamente eventuali criticità da rimuovere». Dunque a scadenze prestabilite «verificheremo - ha detto Hahn - gli stati di avanzamento e li pubblicheremo, per creare una pressione sociale su questo percorso. Ciò che non è stato impiegato del finanziamento andrà perso». Chi tra Roma e Pompei confidava in una proroga sarà rimasto deluso. Ma non troppo: «Pompei - ha aggiunto il commissario europeo - avrà accesso anche ai fondi della prossima programmazione Ue». Hahn ha annunciato che, a prescindere dal nuovo mandato che a Bruxelles gli sarà affidato per il prossimo quinquennio, chiederà al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker di continuare a occuparsi dell'area archeologica vesuviana. Come garanzia di continuità. Nello staff del dg Giovanni Nistri dovevano contarci, considerando che nella tabella degli interventi da progettare già si conteggiano quattro milioni non ancora stanziati che serviranno al completamento della messa in sicurezza delle regiones.

Il piano d'azione parte da una fotografia dell'esistente: da aprile 2012 a oggi a Pompei i progetti conclusi valgono appena 1,5 milioni, quelli in corso 24,9 milioni, mentre le gare in fieri hanno una consistenza di 25,5 milioni. «Il ritardo c'è stato, - ha ammesso Delrio - non lo neghiamo» ma «recupereremo e lo faremo in piena trasparenza». Per fine anno, anche in virtù dei poteri conferiti a Nistri dal decreto Art Bonus, il valore dei progetti conclusi dovrà salire così a 2,3 milioni. Balzo vertiginoso ad aprile dell'anno prossimo, con lavori chiusi per 13,7 milioni fino a centrare l'obiettivo dell'intera posta del Grande progetto spesa a dicembre 2015. Possibile? «In Italia - ha detto Delrio - per realizzare un'opera pubblica del valore di 50 milioni servono in media nove anni», sotto il Vesuvio ci vorrà discontinuità: «Se sarà necessario - ha aggiunto il sottosegretario - terremo aperti i cantieri anche di notte e nei giorni festivi». L'arsenale del piano d'azione per velocizzare la spesa passa per il rafforzamento delle commissioni di gara, la responsabilizzazione dei responsabili unici di procedimento, il rafforzamento delle professionalità dedicate alla fase di esecuzione, il potenziamento della soprintendenza (anche attraverso i 63 addetti a tempo determinato ancora da assumere), l'implementazione tecnico progettuale. Si va insomma verso gare integrate: non c'è più tempo per passare attraverso commissioni d'assegnazione di progetti preliminari e successivi passaggi per gli esecutivi, com'è stato fatto finora. Prevista anche la negoziabilità delle condizioni contrattuali. I ribassi d'asta, a quanto ha spiegato Franceschini, dovrebbero consentire di recuperare risorse da appostare su almeno dieci nuovi progetti non inclusi nei 39 della lista originaria.

«La sfida di Pompei - ha detto il ministro - è la sfida del Paese, è la sfida dell'Europa. Vincerla significa dimostrare che l'Italia vuole investire sul suo patrimonio culturale». Questione decisiva dal momento che «ogni nazione deve individuare la sua vocazione e investire sulle proprie migliori risorse». Il governatore Caldoro ha in ultimo sollecitato il governo affinché resti massima «l'attenzione alla governance comune sul Grande progetto anche per l'extramoenia, guardando all'attrattivita che questo territorio deve garantire».

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