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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2014 alle ore 08:13.

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FORLÌ
Inizia da due "A" l'intervento del presidente Vincenzo Colonna sulla competitività locale, davanti alla platea degli 800 imprenditori di Unindustria Forlì-Cesena, riuniti ieri nel centro congressi fieristico per l'assemblea annuale: aggregazione e attrattività. Aggregazione intesa «come area vasta – precisa Colonna – un'efficiente rete di infrastrutture e scambi in cui imprese, università, enti locali e camera di commercio (che non va abolita ma solo ristrutturata) fanno squadra. Un'area vasta che si configura anche nel patto federativo che stiamo stringendo con le associazioni di Rimini e Ravenna per dare vita alla Confindustria della Romagna. Solo attraverso l'agire comune e condiviso si può innalzare l'attrattività del nostro territorio e richiamare nuovi investimenti», è il secondo pilastro dello sviluppo secondo Colonna.
Una sfida allineata a quella lanciata tre giorni fa dalla Regione con l'approvazione della pionieristica legge per l'attrattività della via Emilia. Oltre 260 chilometri lungo i quali Forlì spicca per la tenuta del lavoro (il tasso di disoccupazione è al 6% contro l'8,5% della regione e il 12,2% nazionale; tra i giovani sale al 18%, in Italia è al 42%), la densità imprenditoriale (99 imprese attive ogni mille abitanti, la media è 88), la ricchezza prodotta (per valori procapite la provincia è seconda solo a Bologna), pur scontando una bassa vocazione all'export (che pesa il 26% sul Pil mentre è al 40% in regione e al 28% in Italia) e un rallentamento del commercio con l'estero nei primi mesi del 2014. Il presidente parla però di «segnali di ripresa e di grande voglia di ripartenza» e l'Osservatorio camerale forlivese conferma nel primo trimestre dell'anno incrementi di produzione, fatturato e ordini per l'industria, al traino di alimentare, moda e mobile. «Per migliorare l'appeal del territorio – chiosa Colonna – dobbiamo ora concentrarci sulla qualità dell'offerta locale: formazione, servizi logistici, infrastrutture, burocrazia. Ricordandoci che senza lo zoccolo del manifatturiero anche l'ecosistema romagnolo (noto più per il turismo, ndr) non ha futuro».
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