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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2014 alle ore 11:23.
L'ultima modifica è del 25 luglio 2014 alle ore 12:32.

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«Criminali e delinquenti». Così il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi, ha definito quanti hanno partecipato ai disordini in Val di Susa, la notte scorsa. Parlando a Genova, nel corso di un sopralluogo presso il cantiere del terzo valico di Genova, durante il quale ha affrontato anche altri temi, Lupi ha affermato: «Nonostante questi criminali e delinquenti che pensano di utilizzare un cantiere di una grande opera per minacciare e pensare di sovvertire lo Stato, sulla Torino-Lione siamo arrivati a 1,1 chilometri di galleria scavata. Anche in Europa ho discusso con il collega francese per andare rapidissimamente avanti».

In Valle di Susa, ha aggiunto, «non è un problema di opposizione all'opera. È semplicemente un problema di eventi criminali, di persone, alcune delle quali vengono anche dall'estero, che vogliono utilizzare la scusa di un'opera per attaccare lo Stato. E giustamente vanno ringraziate le forze dell'ordine e la procura di Torino». Quelle persone, ha proseguito il ministro, «non avranno nessuno spazio. Ricordo a questi delinquenti che, ogni settimana, vengono scolaresche a visitare il cantiere della Tav e vengono da tutto il mondo a vedere la tecnologia che noi adottiamo».

Sui disordini in Val di Susa è intervenuto anche Michele Mario Elia, ad di Fs. "Noi - ha affermato - siamo vittime di questa situazione. Però stiamo cercando, in tutte le maniere, di convincere tutti con formazione e informazione continua. I lavori vanno avanti lo stesso. Il problema e' informare continuamente, finché non riusciremo a far capire il vero valore dell'opera, che non è la galleria in sé ma quello che porterà".

La Torino Lione, ha poi ricordato Elia, è nata in maniera un po' critica, e la conflittualità si è trascinata fin dall'inizio sul territorio; al Brennero a per il terzo valico questi conflitti non ci sono. Io dico che bisogna parlare molto con il territorio e spiegare non solo come vengono fatti i lavori, ma perché vengono fatti. Dobbiamo far capire che, quando si fa un'infrastruttura, questa porta più merci e più, servizi e fa crescere le attività collaterali. Peraltro, il dialogo con il territorio, per la Torino Lione, non è mai stato abbandonato".

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