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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2014 alle ore 11:17.
L'ultima modifica è del 29 luglio 2014 alle ore 16:40.

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Il giorno dopo l'arrivo di Costa Concordia nel porto di Genova, avvenuto domenica con un'operazione che resterà nella storia della marineria, sul relitto ormeggiato alla diga foranea di Pra' fervono già i lavori propedeutici ai primi interventi di smantellamento di arredi e suppellettili della nave. Ieri, infatti, i sommozzatori hanno cominciato a stendere panne da 26 metri per contenere eventuali sversamenti, in profondità, di tipo chimico batteriologico o solido.

E se il presidente dell'Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo , si appresta a firmare l'autorizzazione per consentire ai camalli della Culmv di lavorare sul relitto, sull'operazione di recupero sente il bisogno di pronunciarsi anche l'ex comandante di Concordia, Francesco Schettino, artefice del naufragio della nave che ha causato 33 morti (32 persone a bordo e un sommozzatore durante le fasi di recupero).

«L'esito positivo ed encomiabile della complessa operazione che ha consentito di recuperare la Concordia senza creare danni ambientali - si legge in una nota scritta da Schettino - ha rafforzato la mia convinzione di avere compiuto la giusta decisione, nel lasciarla adagiare sul basso fondale anziché correre il rischio che potesse inabissarsi».
Poi l'ex comandante, che nelle ore della partenza della nave dal Giglio si era fatto fotografare sorridente a un festa ad Ischia, parla di «inaspettato e repentino abbattimento su di un lato della nave», e di «concause» che «hanno purtroppo contribuito alla dolorosa perdita di vite umane».

Il relitto domenica è passato dalla proprietà di Costa Crociere a quella del consorzio Saipem - San Giorgio , che si è aggiudicato la demolizione e l'ha acquistato per la somma simbolica di un euro, accollandosi, dal momento della firma del contratto (avvenuta alle 15,40), tutte le responsabilità, anche assicurative per eventuali danni a terzi, relative alla gestione di quel che resta di Concordia. Al di là del simbolico euro, Costa (e quindi il club P&I che la assicura) paga agli smantellatori circa 100 milioni di euro. E il consorzio Saipem - San Giorgio dovrebbe avere un altro introito di 7-8 milioni dalla vendita della carpenteria metallica della nave, che sarà ceduta, a quanto risulta, alla Duferco.

Il punto, nel porto di Pra', dove è stata ormeggiata Concordia ha un pescaggio di 22-23 metri. La nave, spiega Andrea Pieracci, direttore tecnico dell'Autorità portuale di Genova, «pesca 19 metri a poppa e 18 metri a prua. Le panne in fase di posizionamento si aggiungono a quelle leggere, da un metro, che servono a circoscrivere eventuali versamenti di idrocarburi in superficie. Le barriere da 26 metri, invece, realizzate in neoprene e pvc, sono frutto della tecnologia sviluppata da Saipem per le operazioni di bonifica». Saranno in parte adagiate sul fondale, preparato ad hoc con corpi morti collegati con catenarie, e in parte in galleggiamento, formando una sorta di sacca che avvolge lo scafo sommerso della nave.

«Ci vorrà una settimana - prosegue Pieracci - per completare le azioni di distesa. In contemporanea, per i primi 10 giorni dopo l'ormeggio, proseguiranno le ispezioni dei sommozzatori dentro lo scafo per la ricerca del corpo di Russel Rebello, membro dell'equipaggio disperso dal giorno del naufragio». Ieri il prefetto Franco Gabrielli ha incaricato il direttore marittimo della Liguria, ammiraglio Vincenzo Melone, di coordinare le ricerche di Rebello. Sempre in questi giorni, saranno terminate le operazioni per completare le dotazioni antincendio e di pronto soccorso sia sulla diga foranea, sia sul VI modulo del terminal Vte, spazio sul quale saranno trasportati i pezzi via via smontati dalla Concordia. Una volta approntato tutto l'occorrente, inizieranno i veri e propri lavori di "alleggerimento" della nave che è tenuta a distanza di 9 metri dalla diga con speciali distanziatori. I materiali che saranno tolti dalla nave, nell'arco di 5 mesi, con l'obiettivo di diminuirne pescaggio a 15 metri, verranno movimentati con alcuni montacarichi industriali che saranno montati, in questi giorni, sulla murata del relitto rivolta verso il Vte.

Tramite i montacarichi, i materiali saranno depositati sulle chiatte adibite a fare la spola tra il relitto e il terminal. Lì saranno divisi seguendo le normative ambientali, quindi trasportati altrove per lo smaltimento. Dopo la fase di alleggerimento presso la diga di Pra', la nave sarà portata nella parte di Levante dello scalo di Genova. Prima sosterà nel molo "ex superbacino" dove verrà privata dei ponti e portata a un pescaggio di 10 metri, quindi nel bacino di carenaggio numero 4 del porto, per la demolizione finale. Quest'ultima operazione sarà fatta in secca, mentre tutte le acque inquinanti ancora contenute nello scafo saranno pompate nel bacino numero 5 , passando prima attraverso l'impianto di depurazione attivo dal 2000 in quell'area.

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