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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2014 alle ore 06:38.
Gela non chiude e non licenzia. Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi – ieri sera con un comunicato – ha riconvocato per oggi alle 12 il tavolo sullo stabilimento Eni di Gela «per riavviare – si legge – il dialogo finalizzato alla ricerca di una soluzione condivisa sui punti sollevati dalle parti».
Ieri al tavolo fiume al ministero dello Sviluppo economico con i sindacati, Eni e il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, per discutere della situazione della raffineria di Gela e più in generale del settore della raffinazione in Italia, il gruppo ha ribadito la posizione che già aveva espresso in un'intervista rilasciata al Sole 24 Ore il 19 luglio. La riconversione della raffineria di Gela si farà e per i 970 lavoratori saranno trovate delle soluzioni. Non tutti saranno riassorbiti nello stesso sito, ma all'interno del gruppo verranno valutate tutte le possibilità.
Secondo quanto hanno riferito fonti sindacali il piano di Eni per l'area di Gela prevede investimenti totali per oltre 2 miliardi e una riduzione degli occupati a 790 unità a fronte dei 970 attuali. Al tavolo il gruppo petrolifero ha spiegato di avere un piano di investimenti che prevede 1,8 miliardi per l'aumento della produzione del gas in Sicilia, l'ottimizzazione dei campi off shore da implementare e la ricerca di nuovi campi del gas; sarebbero ridotti a 250 i milioni per la riconversione della raffineria di Gela e altri 200 milioni andrebbero alla bonifica ambientale. Quanto ai livelli occupazionali, nel dettaglio, 320 unità sarebbero destinate alla riconversione della raffineria per i biocarburanti, 300 per lo sviluppo dell'upstream, 130 per la sicurezza e 40 per il risanamento ambientale. E si arriva a 790 su 970 lavoratori. Per i restanti, confermano fonti aziendali, verrà trovata una soluzione all'interno del gruppo.
«L'Eni non andrà via da Gela. Il disimpegno era stato ipotizzato quando dal ministero tardava ad arrivare l'autorizzazione integrata ambientale. Ora che la certificazione Aia è stata rilasciata, l'azienda ha cambiato i suoi programmi e pensa di rimettere in marcia la raffineria nonché di investire oltre due miliardi di euro per costruire nuovi impianti e diversificare le produzioni», ha spiegato l'imprenditore gelese Carmelo Turco, delegato regionale per i rapporti con le aziende dei comparti di raffinazione e petrolchimica di Confindustria Sicilia. Il piano e le risposte di Eni però non convincono nè il governatore Crocetta, nè i sindacati. Crocetta respinge le proposte e sta pensando di «interrompere il tavolo di confronto sui pozzi». Il piano presentato da Eni per i sindacati è "irrecevibile". Uiltec, Filctem Cgil e Femca Cisl intendono procedere con iniziative di mobilitazione.
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L'INTERVISTA
Sul Sole 24 Ore del 19 luglio Salvatore Sardo (Chief Downstream and Industrial Operations Officer del gruppo Eni) ha spiegato
la riconversione di Gela, dicendo che non verrà chiusa