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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2014 alle ore 21:03.
L'ultima modifica è del 31 luglio 2014 alle ore 21:53.

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Partirà venerdì mattina dopo le 8.30 dal piazzale del porto mercantile di Taranto il corteo di protesta voluto da Confindustria Taranto in difesa dello sviluppo, dell'industria e del lavoro. Sfileranno verso la Prefettura gli imprenditori e i loro dipendenti mentre i mezzi aziendali saranno lasciati in presidio lungo in cavalcavia, in prossimità del punto di partenza della manifestazione.

«No alla città dei no» è lo slogan impresso sulla maglietta bianca che per l'occasione sarà indossata da molti manifestanti. Il riferimento è ai veti e agli ostacoli che stanno incontrando a Taranto gli investimenti industriali a partire da quello di «Tempa Rossa», la base logistica del petrolio che Total, Shell e Mitsui estrarranno dall'omonomo giacimento della Basilicata. Progetto che prevede che Taranto sia solo centro di stoccaggio e spedizione del greggio e per il quale il Comune ha ribadito il suo no anche in un vertice di maggioranza svoltosi ieri.

Ma gli industriali non sono preoccupati solo per i 300 milioni di investimenti che con «Tempa Rossa» rischiano di sfumare, nè per le altre iniziative al palo e per le quali si chiede al Governo di adottare i poteri sostitutivi al fine di superare lo stallo e l'indecisione dei poteri locali. La manifestazione di domani metterà al centro dell'attenzione anche la crisi dell'Ilva, crisi che si sta ripercuotendo sulle imprese dell'indotto e dell'appalto le quali da sei mesi avanzano il pagamento di lavori e forniture.

«Industria ultima fermata» è il titolo scelto da Confindustria Taranto per la protesta di domani. Eccetto quanto avvenuto circa due anni fa, quando una rappresentanza dell'organizzazione manifestò sotto il Municipio di Taranto per chiedere di sbloccare il progetto della nuova centrale Eni - ma allora erano solo alcune decine di persone a manifestare -, domani è la prima volta che Confindustria Taranto si affida ad una forma di protesta evidente come il corteo con gli striscioni di protesta.

«Lo facciamo perchè ce lo chiede fortemente la nostra base e perchè siamo davvero al capolinea - commenta il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo -. Potevamo aspettare settembre? No, qui la situazione è talmente grave che se non arriva subito qualche segnale, a settembre ci saranno i licenziamenti». Il segnale che si vorrebbe vedere subito, per esempio, è il pagamento dei crediti maturati verso l'Ilva. Ma qui tutto è legato al prestito ponte che il commissario dell'Ilva, Piero Gnudi, ha chiesto alle banche, con le quali ha avuto ieri un nuovo incontro.

Domani, sul piazzale del porto mercantile, avrebbe dovuto esserci anche la contromanifestazione dei «Liberi e Pensanti» ma il questore di Taranto, Enzo Mangini, ha firmato un provvedimento che la vieta perchè non autorizzata. Si tratta di un movimento di lavoratori Ilva ed ex delegati sindacali dei metalmeccanici nato due anni fa e caratterizzatosi per la protesta dell'Apecar.

In pratica, il 2 agosto del 2012 irruppero con un mezzo a tre ruote nel mezzo del comizio che a Taranto stavano tenendo i leader sindacali Camusso, Bonanni e Angeletti - si era infatti all'indomani del sequestro degli altiforni e delle acciaierie del siderurgico - e bloccarono la prosecuzione della manifestzione di Cgil, Cisl e Uil. Il movimento, attraverso i social , aveva invitato cittadini, lavoratori e disoccupati a radunarsi nello stesso posto di Confindustria. Il questore fa presente motivi di ordine pubblico, evidenziando che non si può svolgere una manifestazione, peraltro non autorizzata, nel luogo dove ne è stata regolarmente autorizzata un'altra.

I «Liberi e Pensanti», con riferimento all'Ilva, affermano che l'industria presente a Taranto ha creato solo malattie con i casi di tumore dovuti all'inquinamento e disoccupazione. Adesso, dicono i «Liberi e Pensanti», bisogna svoltare verso «nuove forme di sviluppo», verso le «alternative che la nostra terra e il nostro mare offrono».

Ma ben prima che la polemica riesplodesse e la manifestazione venisse bloccata, Confindustria Taranto aveva già chiarito la sua linea: «Non esiste che si possa vivere solo di mare e turismo. E' una sciocca illusione. E basta con una città che dice no a tutto ciò che riguarda l'industria. Dobbiamo invece dire sì all'industria, sì ai progetti dell'industria, ma ponendo condizioni precise, prima fra tutte il rispetto dell'ambiente e della sicurezza. Anche noi imprenditori non vogliamo che l'acciaio sia sinonimo di inquinamento e di ambiente ferito. E le condizioni per farlo ci sono».

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