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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2014 alle ore 06:38.

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ROMA
Il prolungamento della linea metropolitana romana B, per collegare Rebibbia con le zone più periferiche sino a Casal Monastero, da realizzare entro 5 anni e con un costo complessivo di 550 milioni sta per essere cancellato. Il consorzio di imprese destinato a realizzarlo, Metro B srl guidato da Salini e partecipato anche da Vianini e da Astaldi, ha deciso di mettere alle strette il Comune di Roma chiedendo la risoluzione del contratto per inadempienza del concedente, pretendendo il pagamento dei costi sinora sostenuti e un risarcimento che dovrebbe arrivare sino a 100 milioni di euro. La richiesta è stata messa su bianco lo scorso 23 luglio in una missiva inviata al sindaco, Ignazio Marino, agli assessori interessati e alla società Roma Metropolitane delegata a gestire la realizzazione dell'opera.
La situazione di impasse sul prolungamento della linea B, la cui convenzione è stata sottoscritta a fine 2011, cui si è giunti ora nasce dalla peculiarità del progetto, che in sostanza era destinato a essere realizzato con una sorta di project financing, di cui 167 milioni a carico di soggetti pubblici (tra cui Comune, Regione Lazio e Stato). I privati avrebbero dovuto realizzare il loro porfitto attraverso la valorizzazione di alcune aree (leggi edificazione e vendita di alloggi) come Pietralata, Monti Tiburtini, Rebibbia e Torraccia (per circa 189 milioni) oltre a percepire un canone di 133 milioni nell'arco di 12 anni. Ben presto, però, ci si è resi conto che le aree individuate avevano destinazione d'uso non compatibili con le finalità previste. Le varianti urbanistiche necessarie per far decollare il progetto non sono mai state approvate: nè dalla giunta Alemanno che aveva pensato quell'opera, nè dal successore Marino. Nel frattempo si è aggravata la crisi del mercato edilizio e forse agli imprenditori non è dispiaciuto poi così tanto che il progetto non sia decollato: edificare migliaia di cubature per poi non riuscire a venderle non era certo una prospettiva allettante. Si arriva così all'epilogo di questi giorni. Non solo il trascinamento per 30 mesi da una giunta all'altra della vicenda. Gli imprenditori denunciano anche il fatto che hanno dovuto sostituirsi al concedente per rielaborare il progetto definitivo che aveva lacune e di essersi in seguito trovati ad avviare la progettazione esecutiva per poi doverla sospendere a più riprese.
Nei giorni scorsi, prima dell'invio della missiva, si sarebbe tenuto un incontro tra gli imprenditori e gli amministratori comunali tra cui il sindaco il quale, constatata la complessità della situazione cui si è giunti, avrebbe optato per risarcire i privati – consapevole che avrebbe perso una eventuale causa – cancellando il contratto per il prolungamento della linea B. Nella lettera si danno 60 giorni di tempo al Comune per adempiere alle modifiche urbanistiche, in mancanza delle quali si chiederà la risoluzione contrattuale.
Risultato? I cittadini romani si troveranno a pagare 100 milioni senza che aver in cambio alcun servizio aggiuntivo.
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