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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2014 alle ore 08:13.

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La partita è ancora aperta, ma, per ora, a uscire malconce sono le casse siciliane che, con l'aumento, dal 10% al 20%, delle royalties petrolifere per le società che operano sull'isola e la cancellazione delle franchigie, decisa a maggio 2013, scontano un imprevisto effetto boomerang.
A dimostrarlo sono i numeri raccolti da Assomineraria, l'associazione delle compagnie petrolifere attive in Italia, che ha chiesto alle tre società presenti sull'isola (Enimed, Edison e Irminio) di indicare l'esborso complessivo in royalties e imposte sulla produzione. Un ammontare che finisce tutto nelle casse siciliane visto che pure le tasse sono pagate alla Regione anche perché le società devono avere residenza nell'isola. E i dati sono eloquenti: nonostante il lieve aumento della produzione di idrocarburi del 2,3% nel 2013 rispetto al 2012, il gettito fiscale complessivo per la Sicilia è diminuito di 22 milioni di euro (-19%) rispetto al 2012.
In termini di royalties, nel 2013 alla Regione e ai Comuni interessati dallo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi sono arrivati 55 milioni di euro a fronte dei di 30 milioni dell'anno prima. Ma ciò è stato accompagnato da una contestuale diminuzione delle imposte versate. Perché? La risposta è semplice: le royalties rappresentano un costo per le aziende e possono essere detratte dall'imponibile con il risultato che diminuiscono l'importo della stessa imposta. Man mano che aumentano, quindi, si riducono gli utili per le società e quindi le tasse che queste sono chiamate a versare. Non a caso, scorrendo i numeri di Assomineraria, le imposte versate alla Regione nel 2013 sono scese a 74,1 milioni di euro contro i 104,9 milioni del 2012. Sommando quindi le entrate complessive (royalties e tasse), nel 2013 si ha un totale di 93,8 milioni di euro (contro i 115,9 del 2012): 22 milioni in meno appunto per la Sicilia. Senza contare che, come Assomineraria ha ricordato in più occasioni, un incremento delle royalties e, in misura maggiore l'abolizione delle franchigie, rendono i campi petroliferi non più economici, soprattutto i più piccoli, condannandoli alla chiusura.
L'aumento, quindi, sostengono gli operatori, è stato controproducente per tutti, Regione e società. Lo stesso governatore Rosario Crocetta, nel protocollo firmato a giugno con Assomineraria, che prevede investimenti per 2,4 miliardi nei prossimi 4-5 anni, si è impegnato «a ripristinare e a mantenere, con particolare riferimento alle royalties, un contesto normativo stabile». Finora, però, la promessa è rimasta lettera morta.
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