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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2014 alle ore 15:41.
L'ultima modifica è del 04 agosto 2014 alle ore 15:43.

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Il solaio dell'oecus crollato nella casa di GanimedeIl solaio dell'oecus crollato nella casa di Ganimede

La segnalazione all'autorità giudiziaria c'è stata, quella agli organi di informazione pure, attraverso un comunicato datato 21 marzo 2014. Che recitava così: «È in corso un censimento delle aree più a rischio del sito archeologico di Pompei. Le prime ispezioni di questa mattina si sono concentrate nell'area interdetta al pubblico della Regio VII dove sono presenti diverse strutture in cemento risalenti ai restauri degli anni Ottanta. I funzionari della soprintendenza hanno constatato il cedimento di un solaio latero-cementizio estremamente degradato che è stato immediatamente comunicato alle autorità competenti».

Non ci sono riferimenti precisi alla domus oggetto del cedimento, ma l'episodio in questione è avvenuto nella Casa di Ganimede, nota anche come Casa delle Quattro Stagioni, al civico 4 dell'Insula 13, Regio VII, edificio scavato tra il 1839 e il 1863, noto agli archeologi soprattutto per le pubblicazioni dello studioso tedesco Hans Eschebach. Il solaio dell'oecus, il soggiorno delle antiche case romane, è completamente crollato, i resti insieme con le tracce di un restauro in cemento armato che risale presumibilmente agli anni Ottanta giacciono ancora oggi accumulati al suolo. Con una certa «discrezione», tuttavia: la casa, tradizionalmente chiusa al pubblico, ha infatti il cancello d'ingresso coperto da un telone di tessuto non tessuto bianco. La stessa discrezione di quello che fu il comunicato stampa. Pochi i dipendenti degli scavi a conoscenza di dettagli sull'accaduto. Qualcuno, per vezzo, lo chiama «il crollo mai visto». La domus è stata subito inserita nell'elenco dei monumenti dell'area archeologica che necessitano di interventi di somma urgenza, ma sfortunatamente sorge nella regio VII: il bando per lavori di messa in sicurezza dell'area, a valere sui fondi del Grande progetto da 105 milioni, è uno dei due che fino a questo momento sono stati impugnati davanti al Tar. Sono insomma più dei 30 finora raccontati dalla stampa i crolli verificatisi a Pompei negli ultimi cinque anni, nessuno per fortuna dell'entità di quello della Schola Armatorum, venuta giù nel dicembre del 2010. Tra gli ultimi episodi, i cedimenti al Tempio di Venere, alla Tomba di Lucius Publicius Syneros e a una bottega di via di Nola, accertati a marzo scorso. Casi dopo i quali qualcuno ipotizzò addirittura una regia occulta, atta a screditare agli occhi dei media internazionali l'immagine del sito archeologico meglio noto e peggio conservato del mondo. Non sempre però, come testimonia il caso della domus di Ganimede, il crollo arriva con il clamore dei media sottobraccio.

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