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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2014 alle ore 06:38.

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ROMA.
Un miliardo di fondi Ue l'anno per il settennio 2014-2020 sui programmi del ministero dell'Ambiente, un piano prioritario di emergenza per dieci città metropolitane da approvare subito, la valutazione di 3.524 in stand by cumulatisi dal piano 2009-2010 in avanti per definire quali mandare avanti e quali mettere da parte e infine un piano straordinario per la depurazione nel Mezzogiorno dove aspettano 183 interventi per un investimento di 1,6 miliardi (1.089 milioni solo in Sicilia). L'unità di missione di Palazzo Chigi «Italia sicura» guidata da Erasmo D'Angelis lavora già a pieno ritmo per preparare un piano articolato di interventi su difesa del suolo e dissesto idrogeologico. Incontri già fatti con tutti i governatori che ora diventano commissari di governo con poteri sostitutivi per il piano contro il dissesto idrogeologico.
Prima ancora del capitolo dei fondi da reperire, la struttura, lavorando in stretto coordinamento con il ministero dell'Ambiente, che condivide la competenza primaria sulla difesa del suolo, sta lavorando alla messa a punto di un piano urgente per le città metropolitane.
«È giusto partire dalle città metropolitane perché sono quelle a maggiore densità di popolazione: ci sono milioni di persone che vivono in zone che presentano aree di rischio», dice D'Angelis.
Gli interventi metropolitani sono pianificati, fuori degli accordi di programma già vigenti, su un orizzonte di tre anni (2015-2017): il piano vale 600 milioni, in molti casi si tratta di progetti concordati con i sindaci, ma non è stato ancora affrontato il nodo delle risorse.
A Milano si pensa di intervenire sulle casse di espansione lungo il Seveso con 30 milioni già finanziati e 110 milioni da reperire. A Torino si lavora sulle casse di espansione lungo la Doria Riparia con un progetto da 60 milioni. A Firenze si interverrà sulle casse di espansione lungo l'Arno con un progetto da 75 milioni. A Roma si è un po' indietro, ma l'idea è un intervento di sistemazione idraulica nella fragile area Nord, con un piano da 132 milioni. Un'altra area fortemente critica è considerata la città di Vicenza dove si interverrà con 69 milioni lungo le casse di espansione nell'area Nord. A Genova bisognerà completare la sistemazione del Bisagno con un piano da 100 milioni. Per L'Aquila l'intervento consisterà nel completamento della messa in sicurezza con un piano da 50 milioni.
L'altro fronte su cui l'unità di missione è impegnata a tempo pieno è dare un'ossatura credibile agli accordi di programma 2009-2010 e agli interventi che si sono aggiunti successivamente.
Nell'accordo di programma in senso stretto erano previsti 1.647 interventi e si devono ancora aprire 1.045 cantieri, mentre 1.819 interventi sono stati programmati successivamente all'accordo 2009-2010, fino a oggi.
La struttura di missione prevede che entro l'anno si possano fare gare, assegnare appalti e aprire cantieri per 547 opere e un investimento di 650 milioni.
C'è poi il piano della depurazione, criticità che non di rado si intreccia con la difesa del suolo. La novità sancita dal decreto legge competitività prevede il commissariamento e lo sblocco dei 183 progetti previsti e bloccati nel Sud a due condizioni: la prima è che l'opera sia affidata a un'azienda idrica (pubblica, privata o mista) che abbia per competenza la gestione dei depuratori; la seconda è che l'autorità idrica regionale vari un piano tariffario anche minimo di co-finanziamento rispetto ai fondi statali.
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