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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2014 alle ore 06:37.

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RIMINI
Dopo un luglio davvero fiacco, la ripresa. Per il sistema turistico della Riviera dell'Emilia-Romagna è arrivato, a Ferragosto, il tutto esaurito. O quasi. Nemmeno la crisi Russia-Ucraina, della quale si temevano i contraccolpi, sembra aver lasciato il segno. I turisti russi, al contrario, sono in aumento del 5 per cento. Li seguono a ruota i tedeschi, in crescita del 3 per cento. E con gli arrivi dalla Polonia, new entry degli ultimi anni, l'Emilia-Romagna potrebbe ancora una volta centrare l'obiettivo di non intaccare i grandi numeri (oltre 46 milioni di presenze nel 2013) e di contenere la flessione della domanda interna provocata dalla crisi economica, con un bilancio in netta controtendenza rispetto al resto del Paese. «Le scelte fatte - dice Liviana Zanetti, presidente di Apt Servizi, l'agenzia regionale di promozione turistica – stanno dando buoni risultati: sia sulla Riviera, con russi e tedeschi, sia con i pacchetti per le città d'arte, a partire da Bologna, dove registriamo un incremento degli arrivi con una media di due giorni di permanenza».
L'anno scorso furono proprio gli stranieri (3% in più) a sottrarre il sistema turistico della costa al crollo che aveva interessato altre destinazioni balneari. E l'industria delle vacanze della regione potrebbe a questo punto fare il bis, senza però modificare gli equilibri. La domanda interna resta infatti il cavallo di battaglia. Assorbe infatti quasi il 75% dei flussi. Non cambiano nemmeno i pesi delle varie destinazioni: le località della costa continuano a fare la parte del leone, con oltre l'80% del movimento turistico, seguite dalle città d'arte. Queste ultime, pur raggiungendo nuovi traguardi, anche grazie allo sviluppo dell'aeroporto Marconi di Bologna, si aggirano intorno al 10 per cento. L'industria turistica continua a essere un gigante che per la regione vale circa 12 miliardi di euro. A tanto ammonta il volume d'affari diretto, tra Riviera, capoluoghi di provincia, centri termali e Appennino, dove Emilia-Romagna e Toscana, archiviate le rivalità, giocano insieme, con un progetto comune di promo-commercializzazione. «Ma la redditività delle imprese – osserva Sandro Lepri di Trademark Italia, che gestisce l'Osservatorio turistico regionale – continua a diminuire. Un arretramento che è anche la conseguenza del fenomeno del low cost. Si cercano i prezzi più bassi e si prenota all'ultimo minuto».
Sono gli alberghi dalle tre stelle in su a mantenere meglio le posizioni sul mercato. E il grande nemico (quel meteo-terrorismo che in luglio aveva fatto insorgere gli albergatori, da Cattolica ai Lidi estensi, contro le previsioni errate) è passato in secondo piano, insieme alle minacce di azioni legali. A raccogliere i risultati migliori sono i grandi alberghi a 5 stelle. Tra questi lo storico Grand Hotel di Rimini, il Da Vinci di Cesenatico e il Palace di Milano Marittima, che fanno capo al gruppo Select Hotel di Antonio Batani. «La domanda di lusso – conferma Batani – non è in crisi. Prima arrivava soprattutto da inglesi e tedeschi. Adesso i nuovi ricchi sono i russi».
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