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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2014 alle ore 06:38.

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MILANO
Con radici profonde sul territorio, strettamente interconnesse con la filiera dei fornitori, una elevata capacità di innovazione incrementale del prodotto e dei cicli produttivi. Le aziende italiane del medium tech sembrano risentire di meno dell'impatto di crisi e recessione rispetto ad aziende similari del manifatturiero.
Lo spiega bene un'analisi di PwC per il Sole 24 Ore che ha elaborato le performance finanziarie di 179 imprese suddivide tra medium high tech (mht) e medium low tech (mlt). Nelle prime tre posizioni del campione Pwc per il mht si collocano Aquafil spa, Argo Tractors e Vestas Italia. Nella categoria mlt i primi tre posti sono occupati da Guala Closures, Trafilerie Carlo Gnutti e da Officine Maccaferri.
Dal 2008 al 2012, spiega l'analisi PwC, il fatturato cumulato dalle imprese riconducibili alla categoria mht è rimasto pressochè invariato a fronte di una perdita di marginalità di circa un punto percentuale in termini di Ebitda margin. Bene in particolare il settore chimico e quello della fabbricazione di apparecchiature elettroniche.
Risultati più difficili invece per le imprese del mlt che hanno perso, nel periodo 2008-2012, quasi tre punti percentuali in termini di Ebitda margin, mentre il fatturato cumulato è sceso del due per cento.
«Il diverso livello di complessità tecnologica delle produzioni industriali è un fattore rilevante per misurare e confrontare le performance economico-finanziare dei diversi operatori industriali», spiega Nicola Anzivino, partner strategy di PwC. Che aggiunge: «I segmenti industriali medium-high (chimica, apparecchiature, macchinari industriali) e medium-low technology (gomma e materie plastiche, metallurgia e prodotti in metallo) sono quelli caratterizzati da una presenza significativa di medie aziende italiane.
«La performance delle aziende nel segmento medium high technology nel periodo 2008-2012 è stata stabile in termini di fatturato (circa 34 miliardi, 114 imprese) ed in decrescita di un punto percentuale in termini di Ebitda margin (da 8,6% a 7,6%). Buone notizie dal rapporto tra posizione finanziaria netta ed Ebitda, che è sceso da 1,4 a 1,1 a livello complessivo, segnale di una certa solidità finanziaria del segmento.
«Perfomance negative – spiega Anzivino – invece per il segmento medium low technology con fatturato in decrescita del 2% (65 imprese) e riduzione di quasi tre punti percentuali in termini di Ebitda margin (da 8,8% a 5,9%). In termini di indebitamento il rapporto tra posizione finanziaria netta ed Ebitda, che è aumentato da 2,4 a 3 a livello complessivo, è un segnale negativo soprattutto in termini di trend».
Tra i settori più importanti del segmento medium high technology si evidenziano i macchinari industriali (36% del totale) che hanno visto decrescere sia il fatturato (-1,8%) sia l'Ebitda margin (-1,4% punti base) e i prodotti chimici (24% del totale) che sono cresciuti del 3,3% in termini di fatturato, ma hanno perso un punto in termini di Ebitda margin nel periodo in esame.
Nel segmento medium low technology il principale settore è quello della metallurgia (36% del totale) che ha perso sia fatturato (-3,3%) sia in modo drammatico in termini di marginalità (Ebitda a 1,6% nel 2012 con contrazione di quasi cinque punti percentuali rispetto al 2008). Nello specifico segmento solo il settore della gomma e materie plastiche ha visto crescere l'Ebitda margin nel periodo 2008-2012 di due punti percentuali raggiungendo il 10,2% con un fatturato in crescita di 3,5 per cento.
«A livello strategico – dice Anzivino – la diversa performance tra segmenti a differente complessità tecnologica e, all'interno dello stesso segmento, tra diversi settori, sono spiegabili seguendo due direttrici: da una parte management ed investimenti in ricerca e sviluppo ed engineering; dall'altra sviluppo di partnership con operatori nei diversi anelli della catena del valore.
«Le analisi condotte sulle performance delle singole imprese analizzate – dice ancora Nicola Anzivino – dimostra che l'appartenenza ad uno specifico segmento tecnologico (medium high verso medium low) è in grado di spiegare solo una parte dei driver evolutivi delle perfomance economico-finanziarie. L'influenza dominante sulla capacità di creare valore è collegata tuttavia al perseguimento di politiche, programmi e investimenti specifici in termini di ricerca e sviluppo engineering e a una catena del valore integrata».
Obiettivi raggiungibili o che si possono rafforzare attraverso anche la cancellazione di quegli ostacoli che da tempo le imprese denunciano: oneri fiscali e contributivi per bassi sul costo del lavoro, agevolazioni per investimenti hi-tech, burocrazia meno invasiva.
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