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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2014 alle ore 06:38.

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FIRENZE
La Toscana rilancia la sua lunga tradizione geotermica – è l'unica regione al mondo che ricava più del 26% del proprio fabbisogno elettrico da questa fonte, grazie alle centrali ad alta entalpia di Enel Green Power – con una sfida innovativa e ambiziosa: creare una filiera interamente made in Italy per la costruzione di impianti geotermici a ciclo combinato chiuso, senza alcuna emissione in atmosferA. È nata nei mesi scorsi una rete d'imprese – Rete Geotermica, promossa e presieduta dall'imprenditore aretino Gianni Gori – che riunisce una quindicina di aziende italiane (non c'è Enel Green Power) titolari di know how, permessi di ricerca e capacità tecnologico-produttive in campo geotermico: si va da Sorgenia a Exergy del gruppo Maccaferri, da Turboden fino a ToscoGeo e Magma Energy Italia, controllate con una quota di maggioranza dallo stesso Gori. La rete associa l'85% delle aziende che detengono permessi di ricerca geotermica in Toscana e il 50% di quelle che hanno permessi in Italia.
Il progetto che ne sta alla base punta sulla geotermia a media entalpia (temperatura del fluido compresa tra 90 e 150 gradi), finora mai sviluppata in Italia: soltanto Enel Green Power ha un impianto sperimentale da 1 megawatt a ciclo chiuso sul Monte Amiata, nel sito geotermico di Bagnore 3.
«Il nostro obiettivo è sviluppare impianti a ciclo combinato chiuso, che sono diffusi in tanti Paesi a partire dall'Islanda – spiega Gori, a capo del Gruppo Graziella attivo nella gioielleria (204 milioni di ricavi 2013) e nelle energie rinnovabili (fotovoltaico e biomasse con un fatturato di 25 milioni atteso nel 2014) – ma che ancora non esistono in Italia, anche se il monopolio dell'Enel sulla geotermia è caduto da più di tre anni». «Il motivo – aggiunge – sta nelle difficoltà, tutte italiane, nell'ottenere le autorizzazioni, che fino a oggi hanno frenato la realizzazione di questi impianti a zero impatto».
Nei mesi scorsi Gori ha firmato un'intesa col presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che si è impegnato a coordinare gli altri enti pubblici delle zone interessate dai progetti di ricerca.
La Rete Geotermica punta alla costruzione di un impianto-pilota da 5 megawatt, con un investimento di 30 milioni. «L'obiettivo è realizzare l'impianto entro il 2015» annuncia Gori. L'accordo prevede la fornitura di calore alle serre delle aziende agricole vicine all'impianto, che potranno così assicurare posti di lavoro». Una volta messo a punto l'impianto-pilota, la filiera made in Italy potrà svilupparsi. Il Gruppo Graziella ha già programmato investimenti per cinque anni: 20-30 centrali geotermiche a ciclo combinato chiuso, di circa 20 megawatt, in Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna, con investimenti tra 150 e 300 milioni.
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