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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2014 alle ore 06:38.

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Problemi in vista in casa Fiat. Nemmeno il tempo di riavviare le linee di produzione e già lo stabilimento di Melfi (Potenza) deve fare i conti con lo sciopero a oltranza iniziato ieri mattina dagli operai della Tiberina, azienda che fa parte dell'indotto di primo livello della Fiat. L'azienda, che conta 105 dipendenti, produce componenti in lamiera per la Punto e la 500 e il blocco della produzione potrebbe avere ripercussioni sull'attività dello stabilimento Fiat, che per il rilancio scommette sulla produzione della Jeep Renegade e della 500X, che dovrebbe arrivare sul mercato entro fine anno.
Lo sciopero alla Tiberina è stato indetto per sollecitare l'azienda a rispettare l'accordo firmato mesi fa presso la sede della Regione Basilicata. L'intesa prevede, tra le altre misure, l'alternanza degli operai sui modelli in produzione, ovvero la loro rotazione nei due capannoni dove si relizzano rispettivamente i componenti della Punto e quelli della 500. Altri due articoli dell'accordo riguardano invece le questioni del premio di risultato e dei rapporti sindacali. Per quanto riguarda il primo, «non è stato ancora erogato ai lavoratori, contrariamente a quanto avvenuto altrove», ha detto il segretario regionale della Fiom-Cgil, Emanuele De Nicola. Che definisce inoltre «ultimamente peggiorati» i rapporti sindacali, «con l'emissione di molti provvedimenti disciplinari a carico dei lavoratori, senza tener conto della condizioni in cui si svolge il loro lavoro».
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