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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2014 alle ore 06:38.


Le progressive aperture dei sindacati su flessibilità e permessi hanno sbloccato il negoziato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del turismo da parte di Fipe e Fiavet-Confcommercio, le due organizzazioni che oltre a Federturismo-Confindustria e Confesercenti non hanno ancora sottoscritto con i sindacati l'intesa per il rinnovo del contratto del turismo. Ad aver siglato nei mesi scorsi sono state Federalberghi e Faita che rappresentano gli alberghi ed il cosiddetto turismo all'aria aperta. Fipe rappresenta 250mila pubblici esercizi a cui fanno riferimento 680mila lavoratori pari al 70% dell'occupazione dipendente nel turismo.
«Un anno fa, a giugno del 2013, alla luce della crisi del settore, che ha visto un saldo tra aperture e chiusure negativo per 50mila unità negli ultimi 4 anni, non abbiamo potuto procedere a un rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro d'emblée – racconta Marcello Fiore, direttore generale di Fipe Confcommercio –. Abbiamo così spiegato ai sindacati che nel nuovo contratto le imprese avevano bisogno di più flessibilità non tanto per fare diminuire il salario quanto per fare diminuire il costo del lavoro». Dalla Fipe ricordano che nel settore ci sono 104 ore di Rol (riduzioni dell'orario di lavoro che non incidono sulla retribuzione) «quando di legge sono 32. Per questo abbiamo chiesto di intervenire su questo capitolo che, in passato, ha visto concessioni che oggi le imprese non possono più sostenere: stiamo parlando di due settimane aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla legge in cui il dipendente è pagato ma non lavora», continua Fiore.
L'obiettivo delle imprese è abbattere il costo del lavoro per mantenere in vita le attività e i livelli occupazionali. A questo si aggiungano anche gli interventi su istituti che le aziende considerano superati, come gli scatti di anzianità e altri automatismi contrattuali, sempre con l'obiettivo di poter arrivare a un maggior numero di ore lavorate. Se in una prima fase il sindacato non ha voluto nemmeno parlare di questi temi, con la conseguente interruzione del dialogo con Fipe e Fiavet Confcommercio, oggi, invece, «visto il persistere della crisi ci sono state aperture anche su questi argomenti. Con la conseguente riapertura del dialogo che si è sviluppato in una serie di incontri nei mesi scorsi e una fitta agenda per settembre e ottobre quando sono già stati calendarizzati diversi incontri», spiega Fiore.
Il turista seduto al tavolo del ristorante forse non immagina nemmeno che dietro il piatto di pasta che gli viene servito al tavolo c'è il lavoro di almeno tre persone e che la produttività nel settore è molto bassa, la più bassa nel turismo, soprattutto in presenza di stagioni poco brillanti come quella che ci stiamo lasciando alle spalle che ha visto un peggioramento ulteriore dei conti delle imprese. Le aziende, invece, sono quotidianamente costrette a fare i conti con queste peculiarità del settore dove l'innovazione tecnologica non ha certo portato a un abbattimento del costi del lavoro di grande rilievo. Dalla Fipe segnalano che si succedono i casi di imprese, per lo più di grandi dimensioni, che avviano procedure di mobilità e in questo contesto, a maggior ragione «il nuovo contratto – conclude Fiore – dovrà produrre risparmi sul fronte normativo ed essere sostenibile».
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