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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2014 alle ore 08:13.

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LECCE
Si accende il primo disco verde per il progetto Tap, il gasdotto che dall'Arzerbaijan arriverà sulle coste del Salento dopo aver attraversato Albania, Grecia e Mare Adriatico. Chiudendo l'istruttoria cominciata mesi fa, la commissione nazionale per la Valutazione di impatto ambientale (organo tecnico del ministero) ha approvato il sito proposto, San Foca nella marina di Melendugno, indicando però delle prescrizioni da rispettare. L'approvazione sarebbe avvenuta all'unanimità e adesso, dopo il decreto del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, si aprono le porte al rilascio dell'Autorizzazione unica da parte del ministero dello Sviluppo economico. Sul via libera è intervenuto anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha annunciato: «Il 20 settembre sarò a Baku per il via libera al Tap, che per il combinato disposto della via e del decreto legge è definitivamente sbloccato».
A metà gennaio c'era stato il no del comitato tecnico regionale, che aveva bocciato l'approdo di San Foca e invitato Tap a riconsiderare localizzazioni alternative nell'area. In aprile Tap ha poi integrato con altra documentazione il progetto presentato al ministero.
Quaranta miliardi di investimento, 800 chilometri di percorso, 10 miliardi di metri cubi di gas trasportati all'anno con possibilità di raddoppiarli, circa 10 chilometri di condotta in Salento, di cui 8 on shore e 1,5 di microtunnel che attraverserà un tratto sottostante la spiaggia collegando la parte in superficie della condotta a quella sottomarina, allaccio alla rete Snam a Mesagne (Brindisi): ecco gli aspetti fondamentali di Tap. Un progetto che sta avendo tutt'altro che vita facile nel territorio destinato ad ospitarlo. Dallo scorso dicembre, quando a Lecce ci fu una clamorosa contestazione dei "No Tap" al sottosegretario del Mise, Claudio De Vincenti, per finire alle ultime proteste di sindaci, movimenti e associazioni della zona, il Salento ha infatti sbarrato la strada all'investimento e vuole continuare a farlo. A intensificare la mobilitazione del no, anche le sponsorizzazioni che Tap aveva annunciato nei confronti di alcune iniziative dell'estate salentina, sponsorizzazioni che in parte sono poi state ritirate da Tap oppure rifiutate da chi avrebbe dovuto beneficiarne. Chi si oppone, ritiene che l'opera danneggi, sotto il profilo ambientale e dell'immagine, un'area che fonda la sua economia sul turismo balneare e sulla pesca; Tap, invece, afferma di aver adottato tutte le precauzioni tecniche perché il gasdotto non provochi danni, ha sempre ritenuto San Foca l'approdo migliore per la tutela ambientale, e ha cercato di confrontarsi col territorio, venendo anche incontro a particolari esigenze, per esempio indennizzando i pescatori costretti a fermarsi perché erano in corso i sondaggi tecnici in mare.
«Siamo in attesa della valutazione ambientale e la valuteremo quando arriverà» aveva detto qualche giorno fa il ministro Galletti. Il sì della commissione nazionale era però nell'aria e non se ne sorprende l'assessore all'Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro: «Mi sarei meravigliato del contrario – dice –. Il nostro no non era vincolante e adesso si tratta di vedere quali sono le prescrizioni». Il governo, da parte sua, ha sempre sottolineato la strategicità dell'opera relativamente alla diversificazione degli approvvigionamenti di gas.
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