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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2014 alle ore 08:03.

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Anche l'ultimo tentativo di mediazione è andato in fumo. Si conclude con uno strappo che a questo punto appare difficile ricucire la trattativa sui 249 esuberi dell'area commerciale di Coca Cola Hbc Italia, costola tricolore della multinazionale ellenica che qui da noi produce e imbottiglia la celebre bevanda: la vertenza passa adesso all'unità di crisi del ministero dello Sviluppo economico che, come da rito, tenterà un nuovo affondo per provare a far dialogare azienda e sindacati, dopo il quale non resterà che redigere un verbale di mancato accordo.

Diverso il destino dei 57 esuberi della sede di Campogalliano, prossima alla chiusura: a seguito delle assemblee dei lavoratori delle scorse settimane, domani – salvo clamorosi colpi di scena - dovrebbe essere infatti firmato in Confindustria Modena l'accordo per la gestione delle uscite. La seduta fiume tenutasi ieri in Assolombarda con le delegazioni di Fai, Flai e Uila sul capitolo principale della vertenza (la procedura riguardante 249 commerciali) non ha portato invece a un punto d'incontro. Per dieci ore si è lavorato su un'ipotesi di accordo che prevedesse la volontarietà delle uscite, la priorità ai dipendenti in età pensionabile e la gestione territoriale degli esuberi delle diverse sedi. Sul tavolo l'azienda ha messo un piano di incentivi all'esodo, manifestando anche la disponibilità di far scendere di circa il 30% le eccedenze della procedura che al momento riguarda 155 addetti alle vendite, 62 coordinatori alle vendite, 22 impiegati a supporto delle vendite e dieci funzionari commerciali, divisi tra i siti di Nord (100), Centro (89) e Sud Italia (60).

Quando però il discorso ha toccato il tema degli scenari successivi alle uscite di volontari e pensionabili, tra le parti al tavolo hanno finito per prevalere le distanze, con i sindacati che chiedevano maggiori dettagli tecnici e organizzativi sull'individuazione dei profili destinati all'esodo e l'azienda che chiedeva fiducia e prometteva coinvolgimento nella gestione del processo. Alla fine ha pesato il clima di sfiducia, determinato anche dal fatto che si trattasse del terzo piano di riorganizzazione in tre anni, dopo le chiusure di Cagliari e Biella e circa mille posti di lavoro persi. «La speranza – fanno sapere da Coca Cola Hbc Italia – è che da qui ai prossimi giorni la trattativa possa essere recuperata». Non fa pronostici Pietro Pellegrini, segretario nazionale di Uila: «Finora ce l'abbiamo messa tutta, eppure non è stato sufficiente. Ora c'è il passaggio ministeriale e si tratta davvero dell'ultima spiaggia». Non per altro: i termini previsti dalla legge per esperire il confronto con le parti sociali in caso di procedura di mobilità scadono proprio oggi.
Twitter @MrPriscus

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