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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2014 alle ore 06:38.

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Sajjan Jindal - presidente di Jindal south west – è in Italia, a Fasano per la precisione, invitato insieme ad altri tycoon indiani al matrimonio della terzogenita di Pramod Agarwal, fondatore del colosso delle miniere Zamin. Nel frattempo, i suoi uomini e lo staff del commissario straordinario della Lucchini, Piero Nardi, stanno lavorando proprio in queste ore alla definizione di una nuova proposta d'acquisto, da parte della stessa Jindal, degli asset siderurgici toscani. I tempi si fanno sempre più stretti. La tensione crescente a Piombino (nei giorni scorsi un operaio della Lucchini ha digiunato per 48 ore per attirare l'attenzione sulla vertenza) è alimentata dall'incertezza e dai dubbi sull'accordo di programma per il futuro occupazionale e delle aree. L'obiettivo comune delle parti è arrivare a un accordo entro la prima metà di settembre. La proposta originaria di Jindal conteneva aspetti formali irricevibili per il commissario e per il comitato di sorveglianza del ministero dello Sviluppo, che lo scorso luglio la definirono «deludente», chiedendo un'offerta migliorativa. In questi quaranta giorni estivi è successo di tutto: agli auspici del premier Renzi sono seguite le schermaglie degli indiani, decisi secondo alcuni ad offrire solo «prezzi simbolici» per l'acciaieria. Nella seconda metà d'agosto, poi, c'è stato il viaggio dello stesso Nardi in India, per tentare la stretta finale. Qualche passo in avanti è stato compiuto. Le modifiche allo studio riguardano l'impianto dell'accordo nella sua interezza: il nodo del contendere non riguarda solo il prezzo offerto dagli indiani (ritenuto comunque troppo basso per potere soddisfare tutti i creditori privilegiati e parte dei chirografi), ma riguarda anche le richieste della stessa Jsw e le condizioni poste come pregiudiziale al closing, relative in particolare alle bonifiche e alla sfera occupazionale.
Jindal avrebbe confermato lo stesso oggetto della precedente offerta vincolante, vale a dire i tre laminatoi e la logistica portuale. I margini di trattativa farebbero leva sulle aree: gli indiani sarebbero disposti a rilevare un perimetro minore (inferioe di circa il 10%) rispetto all'offerta precedente. Ci si attende qualcosa di più, come detto, per il prezzo (la proposta iniziale sarebbe stata di circa 10 milioni di euro) mentre per la base di trattativa relativa al piano sociale non dovrebbero esserci particolari novità (una volta ottenuto il via libera all'acquisizione da parte del Mise, gli indiani dovranno comunque intavolare un tavolo di discussione con i sindacati sulle prospettive occupazionali del sito). Nessuno sforzo di Jsw, infine, per mettere nero su bianco le prospettive di sviluppo dell'area a caldo di Piombino (l'altoforno è stato fermato in mancanza di soggetti disposti a mantenerlo acceso): la possibilità di installare un Corex e forno elettrico per dare continuità alla produzione di acciaio a Piombino restano solo dei generici scenari elencati dagli indiani.
Il sindacato si attende un'offerta entro questa settimana, ma ribadisce la volontà di dare all'acciaio di Piombino continuità anche nella produzione. «Puntiamo a costruire con la futura proprietà un percorso che preveda il ripristino dell'area a caldo, cercando anche la disponibilità di altri interlocutori – spiega Fausto Fagioli, segretario della Fim –. Chiederemo al Mise un incontro per approfondire questo tema, oltre che per discutere della gestione degli accordi di soldiarietà».
Per quanto riguarda gli altri asset Lucchini in vendita, è stato invece prorogato di 10 giorni (la scadenza iniziale era stata fissata ad oggi) il termine concesso a Feralpi e Duferco allo scopo di migliorare l'offerta congiunta per rilevare il laminatoio del Caleotto, a Lecco.
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I NUMERI

2.700
L'organico
Sono circa 2.700 gli addetti del gruppo Lucchini in amministrazione straordinaria. A Piombino, dopo lo spegnimento dell'altoforno, è stato raggiunto un accordo per utilizzare i contratti di solidarietà a favore dei circa 2mila lavoratori del sito toscano
14,3 milioni
Il colosso
Jindal south west, il gruppo siderurgico indiano interessato a rilevare buona parte degli asset della Lucchini ha un potenziale produttivo di 14,3 milioni di tonnellate. L'obiettivo è arrivare a 40 milioni nei prossimi 10 anni

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