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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 17:05.

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PRATO - Sette operai cinesi bruciati nel sonno, mentre dormivano sul soppalco abusivo della ditta "Teresa Moda" di Prato che il 1° dicembre scorso prese fuoco per cause accidentali, hanno scoperchiato la "pentola" dell'illegalità cinese che da 20 anni bolle nell'industriosa Prato. L'incendio ha messo in luce tutte le facce del distretto cinese degli abiti low cost, che il presidente toscano Enrico Rossi ha paragonato a un cancro capace di infiltrarsi nell'economia sana e di minarla.

La tragedia ha fatto "scoprire" che spesso i titolari cinesi dell'azienda che risultano dal registro imprese non sono gli effettivi gestori dell'attività imprenditoriale (la titolare della Teresa Moda non era mai stata a Prato e non è mai stata rintracciata); ha confermato che solitamente i gestori "di fatto" sono connazionali (in questo caso due sorelle e il marito di una di loro, arrestati con l'accusa di incendio colposo, omicidio colposo plurimo, omissioni di cautele contro gli infortuni sul lavoro e favoreggiamento di clandestini); ha decretato, per la prima volta, il coinvolgimento giudiziario dei due proprietari immobiliari italiani, titolari del capannone affittato alla "Teresa Moda" e accusati di concorso in incendio colposo e in omicidio colposo plurimo. Secondo la Procura, che ha chiesto per loro il giudizio immediato, "hanno avuto piena consapevolezza degli abusi edilizi realizzati all'interno dei locali dal conduttore, nonché delle condizioni illecite di uso promiscuo, industriale e abitativo, che veniva fatto di quei locali, e della totale assenza delle minime condizioni di sicurezza richieste dalla normativa in materia di lavoro e antincendio".

Dopo l'incendio mortale, a chiedere interventi per ristabilire condizioni di vita e di lavoro sicure nelle aziende cinesi di Prato era stato anche il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva ricevuto al Quirinale una delegazione pratese auspicando la nascita di un "tavolo per Prato" per affrontare a livello nazionale un problema che la città toscana difficilmente potrà risolvere da sola. Da allora sono cambiati i vertici delle istituzioni nazionali, con l'arrivo del premier Matteo Renzi, e locali, con la vittoria alle elezioni comunali del renziano Matteo Biffoni, ma Prato attende sempre una svolta.

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