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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2014 alle ore 11:55.

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Un anno fa arrivarono nel nostro Paese chiedendo lumi a sindacati e imprese sulle condizioni di lavoro nella filiera del pomodoro e dichiarandosi pronte a sostenere gli sforzi dell'Italia a contrasto del caporalato. Quest'anno tornano e alzano il tiro: le ong del commercio etico di Norvegia, Regno Unito e Danimarca puntano a una sorta di «studio di settore» che sostenga i dettaglianti dei loro rispettivi mercati interni a selezionare i distributori di «oro rosso» in base alle condizioni di lavoro del personale delle aziende da cui si riforniscono.

L'iniziativa vede in prima fila Ieh, organizzazione non governativa norvegese, ma coinvolge anche Eti e Dieh, soggetti analoghi operanti rispettivamente in Gran Bretagna e Danimarca. Ole Henning Sommerfelt, capo-progetto per conto di Ieh, è tornato in questi giorni sullo Stivale per un tour tra Puglia e Roma: occasione per fare il punto sulle strategie finora adottate e comprendere come ancora ci si possa muovere per impedire che chi sfrutta a qualsiasi titolo la manodopera possa avere accesso ai mercati del Nord Europa. Sul primo versante la missione scandinava ha salutato positivamente le iniziative intraprese in quest'anno da Anicav e Aiipa da un lato, Fai, Flai e Uila dall'altro (dall'iniziativa per il mercato contro il lavoro nero che punta a coinvolgere l'Inps al codice di condotta per il settore).

Sul secondo versante si alza decisamente il tiro: il progetto adesso punta a «effettuare uno studio di riferimento approfondito che include la due diligence delle catene di fornitura dei dettaglianti» e al tempo stesso redigere e mettere in pratica «un piano d'azione che aiuti a catalizzare i miglioramenti nel settore». Lo studio dovrà «assistere efficacemente i dettaglianti alimentari nella due diligence relativamente alle loro catene italiane di fornitura del pomodoro e facilitare la selezione di nuovi fornitori a buone condizioni». In questo modo si creerà una specie di data-base che fungerà da mappa del rischio a uso dei dettaglianti nordeuropei che potranno accertarsi sulla sicurezza delle aziende da cui importano. Il progetto, finanziato da Ieh e alcuni dettaglianti norvegesi, si concluderà entro fine 2015.

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